MILANO
Giornalista di 65 anni, Vizzardelli frequenta la Scala da quando ne aveva 10 e spiega di essere arrivato ieri alla Prima «rimuginando sulla presenza di Liliana Segre sul palco assieme a Ignazio La Russa e Matteo Salvini. Non mi piaceva per nulla averla vista in mezzo a questa polemica e ho pensato che qualcosa andava fatto ma non sapevo cosa».
Prima dell’esecuzione dell’inno di Mameli, qualcuno ha urlato 'no al fascismò, «ma non ero io - prosegue Vizzardelli - ma qualcuno dall’altra parte della prima galleria dov'ero seduto. Quando è finito l’inno, ho preso la pausa di silenzio e ho detto 'viva l’Italia antifascistà ma senza urlare, con calma e tranquillità. Il vecchio sovrintendente della Scala Alexander Pereira diceva che avevo una proiezione di voce eccezionale e in effetti si è sentito bene. Ma ho detto una cosa lapalissiana, non mi aspettavo proprio tutto questo can can».
«Sia La Russa che Salvini erano due presenze che mi mettevano a disagio - aggiunge - ma mentre La Russa se l’è cavata dicendo di non aver sentito, Salvini ci è cascato come una pera senza sapere che alla Prima della Scala nella storia è successo ben di peggio. Mi ha reso un servizio inaspettato, la sua stessa reazione mi ha convinto che ho fatto bene e lo rifarei».
Polizia, identificazione loggionisti prassi per sicurezza
L’identificazione di due loggionisti ieri sera alla Prima della Scala dopo l’urlo «W l'Italia antifascista» fatto prima dell’inizio dell’opera «non è stata assolutamente determinata dal contenuto della frase pronunciata": lo ha precisato, oggi, la Polizia di Stato.
«L'identificazione dei due spettatori presenti in Galleria - spiega la Questura di Milano in una nota - è stata effettuata quale modalità ordinaria di controllo preventivo per garantire la sicurezza della manifestazione».
«L'iniziativa non è stata assolutamente determinata dal contenuto della frase pronunciata - ha sottolineato della Questura di Milano - ma dalle particolari circostanze, considerate le manifestazioni di dissenso poste in essere nel pomeriggio in città e la diretta televisiva dell’evento che avrebbe potuto essere di stimolo per iniziative finalizzate a turbarne il regolare svolgimento. La conoscenza dell’identità delle persone ha consentito, infatti, di poter ritenere con certezza l’assenza di alcun rischio per l'evento».
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