budapest
Manette ai polsi, ceppi e catene alle caviglie e una catena tirata da un agente come un guinzaglio esattamente come accaduto nell’udienza del 29 gennaio. È entrata così in aula Ilaria Salis, la 39enne docente milanese da 13 mesi in carcere a Budapest con l’accusa di aver aggredito tre militanti di estrema destra. "Stai zitto o ti spacco la testa": è quanto un gruppo di pochi estremisti di destra ha detto al gruppo composto dai legali e amici di Ilaria Salis al loro arrivo al tribunale di Budapest, dove oggi è prevista la seconda udienza del processo per l’attivista milanese."Ci aspettavano e ci hanno insultato e minacciato in ungherese,» ha detto l'avvocato Eugenio Losco. «Ci hanno fatto delle riprese con i telefonini, ci hanno ripreso e il nostro traduttore ci ha detto che ci stavano minacciando», ha proseguito Losco.Del gruppo di una quindicina di persone italiane minacciate faceva parte anche Zerocalcare, oltre a esponenti di Giuristi democratici.
Per problemi tecnici, si sono allungati i tempi nel processo in corso a Budapest nei confronti di Ilaria Salis e il giudice Jozsef Sòs ha quindi deciso di non ascoltare una delle vittime e i due testimoni previsti per oggi.
Si passerà quindi solo ad ascoltare Ilaria Salis e poi alla decisione sulla richiesta dei domiciliari. È stata fissata inoltre al 24 maggio la prossima udienza.
Il giudice ungherese Jozsef Sós, nella motivazione dell’ordinanza con la quale ha respinto oggi a Budapest l’istanza per gli arresti domiciliari di Ilaria Salis presentata dalla difesa, ha detto che una detenzione cautelare di 13 mesi (l'attivista è in carcere dal febbraio 2023) «non è tanto lunga vista la gravità dei reati, stabiliti dalla Procura», e che «il pericolo di fuga sussiste sempre», per cui è necessaria la custodia in carcere. Prima della lettura dell’ordinanza, la procuratrice ha ribadito tutti i punti dell’atto di rinvio al giudizio: gli imputati hanno causato lesioni potenzialmente mortali ed hanno agito in associazione per delinquere.
Il giudice inoltre ha respinto il tentativo della difesa che, per motivare la richiesta di alleggerimento della detenzione, ha contestato la gravità degli atti commessi. «In questa fase del processo non si può giudicare ancora sulla gravità: bisogna prima ascoltare i testimoni e gli esperti, vedere le registrazioni delle telecamere», ha detto il magistrato.
Circa la richiesta dei domiciliari in Italia, Sos ha sostenuto che la norma europea cui si fa riferimento non è applicabile in questa fase ma solo in caso di domiciliari già concessi.
Torna libero Gabriele Marchesi, il coindagato di Ilaria Salis che era ai domiciliari da fine novembre. Lo ha deciso la Corte d’Appello di Milano, che ha respinto la richiesta dell’Ungheria di consegnare il 23enne, il quale era strato arrestato nel capoluogo lombardo sulla base di un mandato di arresto europeo. Gabriele Marchesi, il 23enne antifascista coindagato di Ilaria Salis, detenuta a Budapest in condizioni da lei denunciate come «inumane», non sarà trasferito in carcere in Ungheria. Lo ha deciso la Corte d’Appello di Milano, che ha rigettato la richiesta di consegna avanzata dalla magistratura ungherese in seguito ad un mandato di arresto europeo eseguito lo scorso novembre.
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