mafie
Sono state notificate a Patrizio Bosti (ritenuto capo del clan Contini, famiglia malavitosa componente di rango della federazione mafiosa chiamata «Alleanza di Secondigliano"), ai suoi figli Ettore e Flora Bosti, e al genero Luca Esposito (marito dell’altra figlia Maria) le nuove accuse formulate oggi dall’ufficio inquirente coordinato dal procuratore Nicola Gratteri e notificate da Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza.
Secondo quanto emerso dalle indagini comandava e dava ordine e direttive, nonostante fosse al 41bis nel carcere di Parma; anche il figlio, sottoposto allo stesso regime carcerario ma a Cuneo, ha impartito i suoi ordini, in particolare a chi era demandato alla gestione economica del clan, anche in maniera vessatoria.
Flora Bosti viene invece ritenuta la «longa manus» del padre: gestiva la casa del clan grazie alla quale «manteneva» gli affiliati, le loro famiglie. Non solo. Era lei ad occuparsi di investire i proventi illeciti e a tenere i rapporti con gli affiliati per conto del padre.
Il reato di riciclaggio viene contestato anche al genero di Bosti, Luca Esposito, il quale, con la moglie Flora Bosti (altra figlia di Patrizio) metteva a segno le sue truffe vendendo gli orologi di lusso «taroccati» a persone facoltose in tutto il mondo, per poi riciclarne i proventi in società intestate a prestanome.
Doveva essere scarcerato tra una decina di giorni Patrizio Bosti, vertice del clan Contini, componente di rango della federazione mafiosa che a Napoli è conosciuta anche come l’Alleanza di Secondigliano. Ma l’arresto norificato oggi a lui, ai suoi due figli e al genero, ha spezzato i suoi sogni di libertà. Secondo Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza, ma soprattutto secondo i magistrati dell’ufficio inquirente partecopeo, coordinati dal procuratore Gratteri, Bosti (che con Edoardo Contini è ritenuto a capo del clan) continuava a comandare dal carcere dove era detenuto al 41bis. Nonostante la detenzione dal 2007 nel carcere di Parma, sottoposto a quel regime, approfittando di un breve periodo di scarcerazione (per un errore di calcolo nella determinazione del cumulo di pene) e strumentalizzando i colloqui in carcere con i familiari, Bosti ha continuato a svolgere un ruolo di vertice nel clan affidando incarichi direttivi a soggetti di fiducia, decidendo una totale inversione delle linee strategiche del sodalizio (fino a quel momento impostate su una sostanziale pax mafiosa con il contrapposto cartello dei Mazzarella), promuovendo specifici reati fine tipici sia dell’ala «criminale" del clan sia di quella «imprenditoriale», impartendo direttive volte ad indurre soggetti intranei e/o contigui ai Contini a non collaborare con la giustizia ovvero ad interrompere il percorso collaborativo, mantenendo rapporti con soggetti espressioni delle altre consorterie criminali affiliate alla Alleanza di Secondigliano e dando indicazioni in ordine alla distribuzione delle «mesate» a soggetti intranei e/o contigui al clan.
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