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Moussa: "Un'ora in giro per Terno, ho minacciato due ragazzini poi ho visto Sharon: guardava le stelle con le cuffiette..."

Dalla musica alla violenza, le due vite di Moussa Sangare l'assassino di Sharon

31 Agosto 2024, 18:13

Secondo la ricostruzione che Moussa Sangare, reo confesso dell’omicidio di Sharon Verzeni, ha fornito nell’interrogatorio, l’uomo era uscito dalla sua casa occupata di Suisio un’ora prima del delitto con un coltello con l'intenzione di colpire una qualsiasi persona. Per questo si era aggirato a Terno d’Isola; ma prima, durante il percorso, aveva minacciato i due ragazzini, uno con la maglietta del Manchester. Poi ha visto Sharon e l’ha seguita, bloccando la donna, ha raccontato, che «guardava le stelle con le cuffiette», e colpendola puntando al cuore. Quindi altre tre coltellate al corpo per fuggire a tutta velocità in bicicletta.  Moussa  prima di accoltellare a morte Sharon le ha detto: «Scusa per quello che ti sto per fare». E La donna mentre era colpita chiedeva: «Perchè? Perchè?». Sangare ha raccontato di essere poi fuggito in bicicletta e di averla modificata nei giorni successivi in alcuni componenti, per evitare che potesse essere individuato grazie al mezzo. Sempre per lo stesso motivo, si era anche tagliato i capelli.

"Giustizia è fatta"

Tra i fiori, i ceri e i santini lasciati nei giorni scorsi in via Castegnate a Terno d’Isola, nel punto in cui il 30 luglio è stata uccisa Sharon Verzeni, nelle ultime ore qualcuno ha portato un cartello con la scritta 'giustizia è fattà, a commento del fermo di Moussa Sangare, il 31enne che ha confessato l’omicidio.
«Terno non è un posto sicuro sotto molti punti di vista - c'è scritto in un’altra lettera portata in via Castegnate - Ci sono persone che non pensano nemmeno una volta a ciò che fanno, spero la tua morte non sia stata vana. La tua famiglia è veramente forte, mancherà sempre qualcuno e quella persona sei te».

Sangare in cella da solo, è sotto stretta vigilanza

Moussa Sangare, il 31enne fermato per l'omicidio di Sharon Verzeni, si trova nel carcere di Bergamo da solo in cella, sotto stretta vigilanza ed è seguito dagli psicologi dell’istituto. A quanto si è appreso, il giovane si sarebbe chiuso nel silenzio e finora avrebbe chiesto solo da bere.

"Non emergono al momento elementi indicativi di una patologia mentale"

«Non emergono al momento elementi indicativi di una patologia mentale per l’assassino di Sharon Verzeni». Lo afferma in una nota la presidente della Società Italiana di Psichiatria (Sip), Liliana Dell’Osso.
«Gli elementi che emergono - afferma - non sembrano puntare verso un disturbo affettivo o psicotico in fase acuta, vale a dire verso una patologia mentale, mentre potrebbe emergere un disturbo legato a personalità antisociale che non è motivo di incapacità di intendere o volere. Verso un disturbo legato alla personalità ad esempio sembrano indirizzare la storia di maltrattamenti nei confronti della famiglia, a fronte invece di un profilo sociale di apparente normalità. Ed anche il fatto che sembrasse concentrato sulle armi bianche da tempo, e che potesse esserci una spinta ad aderire, per motivi di immagine, a modelli di trasgressività».
Inoltre, rileva la presidente Sip, «viene citato un cambiamento del funzionamento psicosociale al ritorno di un periodo all’estero, e in questo senso potrebbe essere da indagare anche un eventuale uso di sostanze. Sono tutti quesiti che solo una approfondita valutazione potrà chiarire».

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