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il caso

Abedini è stato liberato (questa mattina) ed è già a Teheran: "Ho sempre creduto nella giustizia"

Arresti domiciliari con il braccialetto e in un appartamento di Milano diverso da quello proposto in precedenza

12 Gennaio 2025, 17:56

La mossa del ministro della Giustizia Carlo Nordio è arrivata di prima mattina. Da via Arenula è stata trasmessa alla Corte d’Appello di Milano la richiesta di revoca della misura cautelare in Italia di Mohammad Abedini Najafabadi, l’ingegnere iraniano arrestato lo scorso 16 dicembre a Malpensa su mandato degli Stati Uniti. Richiesta accolta da un collegio, il quinto, che si è riunito d’urgenza di buon ora. Attorno alle 11, l’ingegnere sarebbe uscito dal carcere di Opera e imbarcato su un volo speciale per Teheran.
«Ho sempre creduto e avuto fiducia nella giustizia», ha sempre ripetuto Abedini, ribadendo la sua innocenza ad ogni incontro in carcere con il suo legale, Alfredo De Francesco. Il quale nel pomeriggio con un comunicato ha reso noto che Abedini «potrà riprendere a sorridere e sperare» perchè scarcerato, mentre dall’Iran hanno fatto sapere che era arrivato a destinazione. «La decisone presa dal Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ci ha felicemente sorpresi - ha aggiunto il legale - Da giurista e da avvocato, sono molto contento delle motivazioni addotte a sostegno» dell’istanza del Guardasigilli, «poiché si sposa con quanto sostenuto sin dall’inizio in merito all’assenza dei presupposti per l’estradizione ma soprattutto per l’attenzione data al valore fondamentale della libertà personale alla luce dei principi costituzionali!».
Oltreoceano chiedevano la sua estradizione accusandolo di aver fornito componenti per i droni di uso militare al Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica, considerata un’associazione terroristica, e di aver violato le norme sull'embargo. Accuse che lui ha sempre respinto e che lo hanno portato a chiedere gli arresti domiciliari. Mercoledì prossimo si sarebbe dovuta tenere l’udienza per discutere sulla eventuale scarcerazione. Accuse su cui però, ha precisato stamani il Ministero della Giustizia, non ci sarebbero riscontri «emergendo con certezza unicamente lo svolgimento, attraverso società a lui riconducibili, di attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari».
Ciò che senza dubbio ha pesato è stato il lavoro diplomatico su tre tavoli della premier Giorgia Meloni che ha ottenuto il rilascio di Cecilia Sala, il cui arresto si è intrecciato con la vicenda dell’iraniano.
Abedini, ingegnere con permesso di soggiorno in Svizzera e soprannominato «l'uomo dei droni», nel 2011, dopo la laurea, ha fondato con due soci l’azienda San'at Danesh Rahpooyan Aflak, la
Sdra. Nel 2015, a Losanna come ricercatore, prosegue la sua attività commerciando in componenti per sistemi di navigazione, utilizzabili su droni militari, ordinandoli in America. Dopo aver messo a punto dei microtelecomandi che diventeranno il sistema di navigazione Sepehr per i droni dei pasdaran, nel 2018, ha fondato una nuova società, svizzera, la SadraLab, con la quale, per l’accusa, avrebbe fornito, con un complice naturalizzato in Usa e ora in un carcere statunitense, supporti tecnologici per i pasdaran. Al momento dell’arresto gli sono stati sequestrati, pc, smartphone, chiavette usb e schede tecniche al momento in custoditi in una cassaforte della procura di Milano, dove è aperta una indagine conoscitiva. Materiale che interessa molto gli Usa e che non è escluso possa essere consegnato via rogatoria.

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