dopo FRANCESCO
Sguardo dolce, sorriso serafico che trasmette un giusto mix tra tenerezza e umiltà, ma anche un forte impegno per la pace nei territori segnati dalla guerra, una linea di continuità con il pontificato di Bergoglio e significativa disponibilità a discutere di temi da tempo considerati tabù dalla Chiesa.
Insomma, il cardinale e arcivescovo di Bologna, classe 1955, sembra essere proprio il papa che la Gen Z attende da tempo. Una figura ecclesiastica vicina alla gente, come dimostrano le numerose video e foto in cui è ritratto in compagnia di giovani sorridenti, mentre battezza neonati o sfreccia in bicicletta per le vie di Bologna con indosso un paio di cuffiette.
Ordinato sacerdote a 25 anni, Zuppi ha maturato quasi vent’anni di esperienza come vicario parrocchiale nella Basilica di Santa Maria in Trastevere. Ha avuto un lungo legame con la Comunità di San’Egidio, grazie alla quale ha contribuito alla firma degli accordi di pace in Mozambico, paese africano dilaniato da quindici anni di guerra civile.
Il suo impegno per la pace e i diritti umani - specialmente nei confronti degli emarginati - è proseguito anche da cardinale, diventando invitato speciale in Ucraina e Russia per volontà di papa Francesco, con l’obbiettivo di avviare trattative per una soluzione alla crisi dei bambini ucraini deportati in Russia. Incarico che ha comportato diverse missioni diplomatiche condotte tra il 2023 e il 2024.
«Zuppi papa sarebbe la svolta per la Chiesa» commenta un utente. «Se Zuppi diventa papa ricredo nella Chiesa» aggiunge un altro. «Il papa che noi giovani vorremmo», conclude un terzo.
Sono molti i messaggi di supporto rivolti al cardinale Zuppi da parte dei giovani utenti sulle varie piattaforme social. Si fanno chiamare «Zuppiners», le e i supporters del cardinale, che lo sostengono pubblicando foto omaggio, tweet di apprezzamento e perfino edit ispirati all’estetica del disco più famoso dell’estate 2024, Brat di Charlie XCX.
In particolare, ciò che sembra aver colpito di più nel cuore della Gen Z è la natura progressista di Zuppi, che lo vede prendere posizione su diversi dibattiti prima considerati off-limits dal discorso ufficiale ecclesiastico.
Particolarmente apprezzata è la sua vicinanza alla comunità LGBTQIA+, esemplificata dalle parole del cardinale rilasciate in occasione della 54ª edizione del Giffoni Film Festival: «Papa Francesco ha dichiarato e ha sottolineato che nella Chiesa ci devono stare tutti. Tutti, a prescindere da qualunque consonante o vocale. Questo è importantissimo: dobbiamo imparare a stare insieme, a prescindere da qualunque etichetta o definizione e lo impariamo stando dentro e non fuori […]. E poi, bisogna capire cosa significa “queer” a mio parere. A me lo spiegò una persona il cui nome era Michela ed il cognome era Murgia».
Non secondaria è anche la sua fama di “prete di strada”, vicino agli ultimi, che gli è valsa il soprannome di «don Matteo», grazie alle sue missioni benefiche - sia in Italia che all’estero - nei quartieri popolari di Roma come in Mozambico, Congo, Guinea e Burundi. A ciò si aggiunge il suo attivismo per il riconoscimento della cittadinanza alle seconde generazioni e il sostegno ai progetti dei «corridoi umanitari».
In un periodo storico in cui, mai come ora, l’Europa sembra allontanarsi dal cattolicesimo - tra calo dei praticanti e una crescente sfiducia nell’istituzione ecclesiastica - una figura come quella di Zuppi sembra dunque rappresentare una boccata d’aria fresca: capace di rafforzare il messaggio ecclesiastico e di riavvicinare i giovani a una Chiesa non più percepita come quella dei «no», ma più aperta al dialogo, inclusiva e capace di convivere con la modernità.
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