TORINO
Spunta un nuovo testamento di Gianni Agnelli nella battaglia giudiziaria ingaggiata da Margherita contro i figli John, Lapo e Ginevra Elkann. Un foglio vergato a penna che è stato consegnato oggi al tribunale di Torino e che, a giudizio dei legali della donna, è destinato a riscrivere la storia dell’eredità dell’Avvocato. «Le sue ultime volontà sono state tradite», dicono. L’entourage dei fratelli Elkann parla invece di «polverone mediatico» e di documento che «non incide su nulla» perché superato dagli eventi.
Sullo sfondo di questa partita c'è la proprietà di Dicembre, la storica cassaforte che attraverso Exor controlla l’impero della famiglia (composto fra le altre da Stellantis, Ferrari, Juventus). In base a quel che si legge, il 20 gennaio 1998 Gianni Agnelli decise, a «modifica di altre disposizioni precedenti», di lasciare «a mio figlio Edoardo la mia partecipazione nella società semplice 'Dicembrè pari all’incirca al 25%». «Sono sicuro - aggiungeva - che gli altri miei congiunti, già proprietari ciascuno di una quota della stessa attività, accetteranno senza contestazioni questa mia disposizione». Per gli avvocati Dario Trevisan e Valeria Proli, che curano gli interessi di Margherita, è la dimostrazione che l'imprenditore intendeva assegnare a John Elkann solo una quota minoritaria della cassaforte: il grosso sarebbe andato a Edoardo. Il quale, però, morì nel 2000 dopo essersi gettato (come da conclusione dell’inchiesta della procura di Cuneo) dal viadotto autostradale di Fossano. Ma allora, in base a quanto sostengono Trevisan e Proli, in mancanza di Edoardo il tesoretto doveva spettare agli eredi legittimi: Margherita, la figlia di Gianni, e Marella Caracciolo, la moglie.
Ora, in virtù dei complicati accordi seguiti alla morte dell’Avvocato, la maggioranza di Dicembre (circa il 60%) è detenuta da John Elkann. Fu Marella Caracciolo, il 24 gennaio 2003, a donargli una quota pari al 25,37%. «Era convinta di adempiere fedelmente alle volontà del marito - secondo Trevisan e Poli - ma non era così». Anche Margherita, più avanti, decise di uscire da Dicembre. Ed è per questo che gli Elkann sostengono che la donna non possa avanzare pretese.
Il documento era rimasto sottotraccia fino ad oggi. «Ignorato e nascosto», puntualizzano dallo staff di Margherita. A recuperarlo furono i pubblici ministeri della procura di Torino mentre indagavano sulla residenza di Marella Caracciolo in Svizzera. Era nello studio di Franzo Grande Stevens, lo storico avvocato di Gianni Agnelli, in copia fotostatica, e non era stato considerato rilevante ai fini degli accertamenti di carattere penalistico. Se avrà un suo peso nel procedimento civile è presto per dirlo. Gli avvocati degli Elkann assicurano che non ne avrà. «Al momento del decesso dell’Avvocato - spiegano - Edoardo era già scomparso: di conseguenza, le partecipazioni nella Dicembre di proprietà di Gianni Agnelli sono state trasmesse alla moglie Marella e alla figlia Margherita. La gestione della successione Agnelli è stata poi definita con l’accordo transattivo del febbraio 2004, a seguito del quale Margherita è definitivamente uscita dal capitale della Dicembre, avendo peraltro ritenuto in quel momento la Fiat un’azienda destinata al fallimento. Inoltre, trascorsi oltre 20 anni dalla morte di Gianni Agnelli, qualsiasi pretesa di terzi sul di lui patrimonio sarebbe in ogni caso estinta». «L'iniziativa del legale di Margherita - concludono gli avvocati - appare dunque più rivolta a generare confusione mediatica che a un rigoroso approfondimento giuridico delle norme applicabili».
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