ROMA
(ANSA) - ROMA, 04 NOV - Giorgio Forattini è scomparso oggi a Milano a 94 anni, essendo nato a Roma il 14 marzo del 1931. Maestro della satira ha messo insieme giorno per giorno un mosaico fatto di 14 mila vignette, che hanno graffiato presidenti della Repubblica, Papi, leader e Capi di Stato stranieri, scandito momenti cruciali della vita pubblica, le grandi tragedie, il terrorismo politico, le stragi di mafia, Mani Pulite. Raccontava che le linee-guida della sua lunga attività erano ''Il principio della libertà e del divertimento'' consapevole di aver fatto arrabbiare tantissime persone con le sue frecciate. Forattini ha bersagliato le sue "vittime" trasformando gli esponenti politici di primo piano nelle figure di una grande sceneggiata nazionale: Andreotti il multiforme, Craxi come il Duce con gli stivaloni e la camicia nera, D' Alema in divisa militare da Hitler comunista, Berlinguer in poltrona in vestaglia da camera mentre fuori gli operai scioperano, De Mita con la coppola, Veltroni un bruco, Buttiglione un gorilla, Bossi come Alberto da Giussano, Prodi un curato di campagna, e così via. Fanfani pagò , appunto, per la sua bassa statura. ''Ma sono molto affezionato alle vignette su Spadolini, nudo, innocente come un putto'', precisava in occasione dei suoi 90 anni in un'intervista all'ANSA, riferendosi al leader del Partito Repubblicano. Ai colpi bassi contro i politici, ha alternato squarci di malinconia e commozione come la vignetta con la sedia a rotelle in riva al mare dedicata a Leon Klinghoffer, il turista americano disabile ucciso e gettato in mare dal gruppo di palestinesi che aveva sequestrato la nave da crociera Achille Lauro. Ma sapeva toccare molto in profondità: celebre l'immagine della Sicilia nella forma di una testa di un coccodrillo in lacrime, disegnata dopo la morte di Giovanni Falcone. ''La mia più grande soddisfazione è di aver lavorato sempre con coraggio e indipendenza e di non aver mai piegato la testa di fronte agli attacchi che spesso mi hanno creato grossi problemi''. Quanto all' indipendenza, possono dire molto i suoi passaggi professionali: il debutto sul mondadoriano Panorama e a Paese Sera, quotidiano glorioso della capitale nel quale entrò come grafico; due anni dopo ''La Repubblica'' e L' Espresso; di nuovo a Panorama, poi La Stampa, e ancora ''Il Giornale'' di Silvio Berlusconi dal quale uscì dopo le polemiche seguite a una vignetta sul Cavaliere in mutande, infine i giornali del Gruppo Riffeser. (ANSA).
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