BOLZANO
(ANSA) - BOLZANO, 07 NOV - Dopo aver analizzato le criticità del progettato e poi revocato il contestato trasferimento di don Giorgio Carli, coinvolto una ventina di anni fa in una causa giudiziaria per abusi, la Diocesi di Bolzano-Bressanone intende modificare le strutture e coinvolgere le persone colpite dai casi di abuso: lo ha sottolineato a Bolzano il vescovo Ivo Muser al convegno "Il coraggio di agire". Presentando i risultati dell'analisi del caso citato, l'avvocato Ulrich Wastl ha parlato di un "fallimento sistemico" e ha fornito raccomandazioni concrete per i passi futuri. Gli interventi di Peter Beer, Helmut Hell e Gottfried Ugolini hanno mostrato come una cultura organizzativa responsabile, una gestione ponderata delle tensioni e un'attenzione concreta alle persone coinvolte possano contribuire alla realizzazione degli obiettivi del progetto diocesano "Il coraggio di guardare". Aprendo il convegno il referente del Servizio diocesano tutela minori Gottfried Ugolini ha sottolineato che l'elaborazione dei casi di abuso può avere successo solo con un atteggiamento di onestà e disponibilità ad apprendere: "Abbiamo tutti bisogno, comprese le persone colpite, di un cambiamento culturale strutturale che porti a modificare un atteggiamento basato sulla responsabilità personale: verso una comunità ecclesiale e sociale più umana, più cristiana, più socialmente giusta e solidale. Questo atteggiamento deve tradursi in azioni visibili e tangibili, caratterizzate da onestà, affidabilità e competenza", ha detto Ugolini. Secondo l'avvocato Ulrich Wastl, il cui studio legale di Monaco aveva curato il report sui casi di abusi nella Chiesa altoatesina, il caso "mette in luce non solo decisioni individuali erronee, ma soprattutto debolezze sistemiche: mancanza di trasparenza, percorsi decisionali poco chiari, controllo interno insufficiente e fino ad oggi il mancato ancoraggio istituzionale della prospettiva delle persone offese". Ha chiuso i lavori l'intervento del vescovo Ivo Muser, che ha ripreso i risultati dell'analisi: "Noi come Chiesa abbiamo commesso errori strutturali. E li ammettiamo. Non c'è stata alcuna cattiva intenzione, ma sono avvenuti. Ora si tratta di imparare da queste mancanze e assumersi le proprie responsabilità. Il nostro obiettivo rimane rendere giustizia alle vittime e garantire protezione per tutti." Il vescovo ha annunciato tre concrete conseguenze: le vittime saranno coinvolte in modo permanente e affidabile nei processi decisionali; gli ambiti dell'elaborazione e della prevenzione saranno riorganizzati con una chiara definizione di strutture e responsabilità; tutte le decisioni e le procedure rilevanti saranno documentate in modo completo. (ANSA).
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