polemica
Si moltiplicano sui giornali britannici gli spazi riservati a commentatori ostili al riconoscimento senza precedenti concesso dall’Unesco alla cucina italiana nel suo insieme come patrimonio immateriale intangibile dell’umanità. L’ultima polemica arriva dalle colonne del Guardian, affidata alla penna di un accademico italiano già noto per prese di posizioni fuori dal coro: Alberto Grandi, professore di Storia del cibo all’Università di Parma.
Nel suo articolo, Grandi denuncia come un mito il concetto di una cucina italiana antica, da difendere alla stregua di una tradizione radicata, descrivendola al contrario in gran parte come frutto di una costruzione recente: nata non già da radici secolari e aggiornamenti armoniosi, ma da fenomeni come la fame, la povertà, le migrazioni e l’improvvisazione. Molte delle presunte «tradizioni regionali» sono state codificate a suo dire solo nel tardo '900, spesso per ragioni turistiche e identitarie. La cucina italiana che ha conquistato il mondo - prosegue Grandi - non sarebbe dunque quella portata dalla patria natia dagli emigrati che partivano perché «ridotti alla fame», ma quella che essi inventarono all’estero, grazie a un’abbondanza d’ingredienti prima impensabile: con ricette tornate poi in Italia come se fossero tradizionali, in particolare con il boom economico degli anni '50-'60, quando l'abbondanza alimentare trasformò radicalmente le abitudini degli italiani.
Di qui la critica a quella che l’autore bolla come «retorica sovranista» sulla tradizione gastronomica della Penisola e quella al riconoscimento dell’Unesco: che nascerebbe da una versione patinata e rassicurante della cucina italiana, lontana dalla sua «storia reale», più simile a «una cartolina turistica che a un patrimonio vivo».
Nel weekend a fomentare la polemica era stato già il Times di Rupert Murdoch, per bocca di Giles Coren, critico gastronomico conosciuto per il suo nazionalismo alimentare e lo stile provocatorio, il quale era arrivato a liquidare la narrazione sul cibo italiano come «una truffa». Affermando che l'Unesco sarebbe stata ingannata e invocando protezione per la «raffinata cucina inglese», sbandierata addirittura come la migliore del mondo. (ANSA).
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