VICENZA
(ANSA) - VICENZA, 18 DIC - La Miteni era a conoscenza dell'inquinamento da Pfas e, pur sapendolo, non lo ha mai comunicato alle istituzioni. E' uno dei nodi centrali delle motivazioni della sentenza della Corte d'Assise di Vicenza che lo scorso 26 giugno, dopo 6 ore di camera di consiglio, ha deciso di infliggere 141 anni di carcere ad 11 dei 15 manager dell'ex fabbrica Miteni di Trissino (Vicenza) e delle multinazionali Icig e Mitsubishi, per l'inquinamento da composti perfluoroalchilici, i famigerati "Pfas", che ha toccato le provincie di Vicenza, Padova e Verona e 350mila cittadini. Il processo era durato 4 anni. Le motivazioni, in 2.062 pagine, depositate ieri, sono a disposizione degli avvocati della difesa che dovranno decidere se procedere contro il ricorso in Corte d' Appello. Per i giudici, infatti, l'azienda sapeva di inquinare e lo ha fatto allo scopo di guadagnare senza curarsi delle conseguenze ambientali e per la salute pubblica. Il caso era scoppiato nel 2013, quando la Regione Veneto venne informata dal Ministero dell'Ambiente sulla presenza di Pfas in concentrazioni "preoccupanti" nelle acque potabili di alcuni Comuni, elemento che ha dato il via alla battaglia dei movimenti ambientalisti, in particolare del movimento delle "Mamme No Pfas". La Corte aveva stabilito anche i risarcimenti per oltre 300 parti civili, fra privati ed enti pubblici: al Ministero dell'Ambiente è stato riconosciuto un risarcimento di 58 milioni di euro, alla Regione Veneto 6,5 milioni, all'agenzia per l'ambiente Arpav 800mila euro, Per le singole persone, in particolare anche le "Mamme", i risarcimenti vanno dai 15 ai 20mila euro. Così come sono stati ristorati Comuni, società idriche e Provincia di Vicenza. (ANSA).
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