PALERMO
(ANSA) - PALERMO, 29 DIC - L'ex prefetto Filippo Piritore "ha mostrato una chiara e pervicace attitudine ad alterare il processo di formazione della prova. La certa gravità del fatto e la speciale disinvoltura mostrata nel compimento della condotta delittuosa, fornendo false informazioni anche specifiche, perseverando nell'indicare una falsa pista da seguire nello svolgimento delle rinnovate indagini relative a una delle più drammatiche e oscure pagine della storia della nazione, risultano sintomatiche di una determinazione nel delitto che ne esclude la mera occasionalità , lasciando, al contempo trapelare il rischio della ripetizione del comportamento criminoso". Lo scrivono i giudici del tribunale del Riesame di Palermo nelle motivazioni del provvedimento con cui hanno rigettato la richiesta di revoca degli arresti domiciliari disposti nei confronti dell'ex prefetto accusato di aver depistato le indagini sull'omicidio del presidente della Regione Piersanti Mattarella, assassinato a Palermo 45 anni fa. "D'altra parte si tratta di rischi che possono essere arginati soltanto con una misura detentiva, risultando necessario impedire a Piritore di usufruire di quel reticolo di contatti che lo stato di quiescenza non ha potuto cancellare istantaneamente e nei quali, dunque, deve ritenersi ancora inserito, al fine di poter compromettere la genuina acquisizione degli elementi probatori e di porre in essere attività finalizzate a depistare il corso delle indagini o a condizionare l'accertamento della verità processuale", aggiungono. Secondo gli inquirenti Piritore, attraverso una serie di false relazioni di servizio, avrebbe contribuito a far sparire il guanto lasciato dai killer nell'auto usata nella fuga, danneggiando irrimediabilmente le indagini. (ANSA).
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