Carlo Verdone sindaco di Roma per un giorno, Gualtieri: "Una giornata bellissima" - Video
di Giulia Marrazzo
17 Novembre 2025, 20:26
La sua musa. Il suo amore, anche calcistico. In una parola, Roma, la sua città. Nel giorno del suo 75esimo compleanno, Carlo Verdone suggella il legame con la Capitale conquistando, per ventiquattr'ore, la massima carica cittadina. Un attacco da film: la banda della Polizia locale suona la colonna sonora di 'Un sacco bellò, firmata da Ennio Morricone, mentre l’attore sale i gradini del Campidoglio. «Adesso prendo io il comando», dice con la fascia tricolore sul petto. È l’avvio di una giornata simbolica, voluta dal sindaco Roberto Gualtieri, che rimanda al precedente di Alberto Sordi con Francesco Rutelli. «Mi emoziona molto essere qui, proprio perché 25 anni fa lo ha fatto Alberto», ricorda Verdone, tra aneddoti e sorrisi: «Lo incontrai a Cinecittà e mi disse: "Annamosene via". Mi portò a mangiare e ripeté: "Ma io il sindaco manco per tre ore lo farei, devo andare a dormire"». La sua emozione è visibile fin dall’arrivo: «Qualche lacrima è venuta», ammette entrando a Palazzo Senatorio, accolto dagli applausi. E aggiunge una frase intima: «Se ho capito Roma, la sua poesia e le sue magagne, lo devo ai miei genitori».
E si mette subito al lavoro in giunta dove vengono approvate due memorie: l’attivazione a Tor Bella Monaca di un punto di odontoiatria e psicologia sociale e nuove misure a sostegno delle librerie romane. Poi il tour nelle periferie: «Il centro sta bene o quasi bene. Le periferie sono laboratori di idee, creatività, comunità che fanno del bene. Qui c'è disuguaglianza, non degrado». A Villa Gordiani lo accoglie un bagno di folla. Inaugura l’area ludica, pianta un albero, firma selfie. «Anche io giocavo ai giardinetti, ma erano aree molto più sconnesse. Tutto quello che si può fare per i bambini e i giovani è sacro». Roma, dice, «è una grande madre che abbraccia tutti». La seconda tappa è una festa al centro anziani della Storta, estrema periferia nord: orecchiette, lasagna, cacio e pepe, saltimbocca, e la torta di compleanno. «Sono astemio da sempre, ma qui ho fatto una piccola eccezione». Nel pomeriggio, Tragliatella: cantieri, cittadini, battute. «Voglio conoscere la parte più distante dal centro», aveva chiesto. E a Gualtieri sorride: «Se poi non fa bene i lavori... mi votate a me e risolviamo». Un passaggio al Teatro Valle, che riaprirà nel 2026, precede il ritorno in Campidoglio per l’intervento nell’Aula Giulio Cesare, dove l’emozione torna a galla: «La giornata di oggi è stata un’emozione incredibile. Ho dormito tre ore scarse. Questo abbraccio di Roma...credevo e speravo che sarebbe andata così e così è stato». Poi la riflessione: «La Roma degli anni '80 non esiste più. Ma il mondo va avanti. Bisogna costruire il futuro». E un ricordo legato a «Un Sacco Bello»: «Ho amato e amo tanto questa città e l’ho dimostrato già con il mio primo piccolo film nato grazie alla fiducia che mi ha dato Sergio Leone».
In aula ci sono i figli, la moglie, la sorella Silvia, il cognato Christian De Sica. Tra gli scranni anche l’ex sindaco Francesco Rutelli, chiamato in causa dal ricordo di Sordi. Gualtieri ringrazia l’attore: «Hai dedicato la giornata alle comunità che hanno più bisogno. C'è un grande affetto di Roma per te. È reciproco, no?», citando Furio, uno dei personaggi più iconici. Alla fine Gualtieri ha rivelato le 'interessanti" proposte del regista per Roma: «La realizzazione di un mercatino di libri e antiquariato nell’ambito della riqualificazione di via Veneto, all’inizio di Villa Borghese. Poi ci ha posto la questione, e ci ha dato una idea: su una sala cinematografica chiusa che si potrebbe riqualificare. Idee giuste e interessanti su cui lavoreremo». In ogni caso, la giornata si è conclusa. La fascia torna al sindaco, che gli consegna la Lupa capitolina. L'abbraccio finale è lungo, sincero. Verdone saluta Roma come un figlio grato: «È stato il regalo più bello che potessi ricevere», dice Verdone. Sul libro d’oro lascia una dedica semplice e piena: «Grazie per avermi fatto incontrare nelle periferie tanta umanità e tanta poesia. È stato un giorno indimenticabile».