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Il quesito
Mio marito, 58 anni, è cittadino americano. Ha residenza in Italia dal 1992 e a tutt’oggi lavora. Ha maturato 27 anni di contributi in Italia e 15 anni negli Usa. Come si calcolano i contributi versati all'estero? Con 42 anni e 10 mesi può fare richiesta di pensione anticipata? Valgono solo quelli versati in Italia?
A.P.
Da sempre, la possibilità di svolgere lavoro all’estero e in Italia con contribuzione regolarmente versata ha costituito una preoccupazione per gli istituti erogatori di prestazioni pensionistiche sul come utilizzare le varie contribuzioni. Per evitare che un lavoratore con contribuzione versata in due o più stati diversi si vedesse penalizzato se non raggiungeva il diritto autonomo in nessuno degli stati interessati si è proceduto alla stipula di convenzioni internazionali sulla sicurezza sociale.
LA CONVENZIONE
Tutti gli stati membri della comunità europea sono automaticamente in convenzione previdenziale con l’Italia; per quanto riguarda quelli extra CEE, ad oggi, sono circa una ventina, tra cui quelli più interessati dall’emigrazione italiana, vale a dire: Argentina, Australia, Brasile, Canada, Stati dell’ex Jugoslavia ed altri. Tra questi non potevano mancare gli USA; l’accordo di sicurezza sociale tra Italia e Stati Uniti, stipulato il 23.5.73, entrato in vigore l'1.11.78, è stato successivamente modificato dall'Accordo aggiuntivo, stipulato il 17.4.84, entrato in vigore l'1.1.86.
IL CASO AMERICANO
Cosa prevedono in generale questi accordi e nel particolare quello con gli USA? L’Accordo si applica alla legislazione di sicurezza sociale relativa alle prestazioni pensionistiche per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti dei lavoratori dipendenti ed autonomi. Per quanto riguarda l’Italia, si applica all’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti, nonché ai trattamenti di previdenza sostitutivi di detta assicurazione generale (Fondi Speciali di Previdenza gestiti dall'Inps e da altri regimi speciali di assicurazione relativi a determinate categorie di lavoratori ex-Enpals, Inpgi, ex-Inpdai).
In parole povere la contribuzione versata in uno degli stati convenzionati si somma (totalizza) a quella versata ed accreditata in Italia e viceversa, al fine di maturare il diritto alle prestazioni pensionistiche.In questo caso particolare, avendo il marito della nostra interlocutrice 27 anni di contribuzione in Italia e 15 negli USA può considerare complessivamente 42 anni di contributi che non sono ancora sufficienti per il diritto a pensione anticipata ma che lo avvicinano molto alla meta (42 anni e 10 mesi di contribuzione complessiva).
IL CALCOLO
Una volta maturato il diritto, ai fini del calcolo della prestazione pensionistica erogata dall’INPS si terrà conto solamente della contribuzione accreditata in Italia mentre quella accreditata negli USA darà diritto ad una pensione autonoma erogata dall’istituto previdenziale statunitense una volta maturati i requisiti colà previsti.
Attualmente l’età per il pensionamento di vecchiaia negli USA è fissata 67 anni per la generalità dei lavoratori con varie eccezioni a partire dai 62 anni. Il fatto che sia cittadino statunitense non cambia le cose. Per verificare la reale consistenza della contribuzione versata negli USA io consiglio di inoltrare domanda di pensione «esplorativa» (almeno, una volta si chiamava così) all’INPS rivolgendosi ad un Patronato di sua fiducia.
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