lettere al direttore
Gentile direttore,
le scrivo a metà pomeriggio dell’8 dicembre. Nelle ore precedenti la prima nevicata ha imbiancato la città; ora pioviggina.
Percorro in auto, molto lentamente, viale Rustici. Come è noto nel corso dell’anno è stata fatta la scelta di sacrificare una parte della carreggiata di questa strada ad una nuova pista ciclabile. Un ciclista, trovando il suo percorso riservato innevato, ha ritenuto di pedalare in mezzo al traffico automobilistico; lo capisco ma non lo giustifico, perché con il suo egoismo mette a rischio la sua e l’altrui incolumità; ma quello che mi manda letteralmente fuori dai gangheri è che il conducente del veicolo «sostenibile» ritenga che sia suo diritto pedalare con l’ombrello aperto.
L’ombrello in bicicletta non si può usare; esistono abbigliamenti impermeabili adatti a chi vuole pedalare con la pioggia.
Se è giusto, anzi sacrosanto, sanzionare chi guida un mezzo col telefonino in mano, altrettanto doverosamente è tempo di stangare persone irresponsabili che pure mancano di senso civico, come quel signore incontrato oggi.
E' ovviamente proibito dal Codice della strada pedalare con l’ombrello, ma comunque è possibile non arrivare a capire che la propria libertà finisce laddove ostacola i diritti di sicurezza degli altri, oltre che i propri?
Una riflessione è comunque doverosa sul dove collocare le piste ciclabili; forzare l’uso delle strade carrozzabili semplicemente restringendo le carreggiate, pure costringendo chi pedala a respirare gas di scarico è faciloneria poco responsabile e prima o poi costerà in termini di incolumità; ci sono comunque, nella nostra città, percorsi molto belli che permettono di pedalare distanti dal traffico; citerò Parma Mia, via Baganza, via Navetta con relativo ponte.
Negli ultimi tempi hanno però proliferato soluzioni raffazzonate, come appunto quella di viale Rustici, derivate dall’ansia da prestazione che caratterizza la politica di mobilità sostenibile a Parma.
Marco Alberici
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