LETTERA AL DIRETTORE
Egregio direttore,
le chiedo cortesemente un po’ dello spazio del suo giornale per un mio ricordo del dottor Paolo Cavatorti, recentemente scomparso. Il dottor Paolo era una persona pacata e sensibile, misurata ma affettiva, paziente e gentile, generosa e disponibile, acuta ed ironica, positiva e rassicurante. Come medico era competente ed intellettualmente onesto, coscienzioso ed equilibrato, attento e prudente, capace di ascoltare ed empatico, organizzato ed autorevole.
Quando lo si chiamava al telefono di casa verso le 8 del mattino per comunicargli di non stare bene, di avere la febbre, di essere in ansia per la propria salute, il dottorPaolo rispondeva prontamente, ascoltava, approfondiva ed infine si congedava con un: «Entro sera vengo a dare un’occhiata» e si poteva essere certi che dopo poco il campanello avrebbe introdotto il suo arrivo e la sua visita, cose oggigiorno del tutto inusuali ed impensabili.
Nella sala d’attesa del suo ambulatorio, dove ci si poteva recare liberamente, nel rispetto degli orari indicati, senza prenotazione, senza preavvisi, senza numeri, anche solo per vederlo o per parlargli, le persone leggevano riviste, chiacchieravano, si conoscevano, rispettando pacatamente l’ordine di arrivo, in un’atmosfera calda e quasi familiare.
Ogni paziente sapeva che avrebbe trovato ascolto ed attenzione nella persona buona che lo accoglieva, che cercava di farlo stare meglio ed alla quale aveva affidato con fiducia il proprio benessere.
Il senso di abbandono che provai nel momento del pensionamento del dottor Paolo si rinnova ora, insieme al mio ricordo ed alla mia gratitudine, che sicuramente continueranno ad accompagnarmi per sempre.
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