lettera
Egregio direttore,
scrivo questa missiva per dare sfogo alla mia rabbia al mio rammarico e alla mia amarezza. Mi riferisco alla notizia del rimpatrio dell'albanese autore della strage avvenuta sulla via Emilia lo scorso ottobre che causò la morte di tre bambini e una giovane donna.
Clandestino nel nostro Paese, condannato per spaccio, senza patente, senza assicurazione, guidava un'auto di dubbia provenienza e per di più sotto l'effetto di alcool e droga. Il gip non ha ritenuto necessario applicare una misura cautelare perché essendo costui privo di patente non sussiste il pericolo di reiterazione del reato né di fuga.
Nel suo Paese è stato accompagnato da parenti che di fatto lo stanno proteggendo. E il fatto che non sia in possesso di licenza di guida non significa che non possa condurre un qualsivoglia veicolo. Mi pare l'abbia già ampiamente dimostrato.
Non sono un giudice ma solo un cittadino che si permette di giudicare chi dovrebbe farlo per mestiere. E il mio giudizio, per quello che può valere, non è per niente lusinghiero. Teniamo pure questi assassini a piede libero sperando di non incontrarli mai sul nostro cammino.
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