Lettere al Direttore
Gentile direttore,
ci sono luoghi e persone che restano per sempre nel cuore perché là e con loro sono cresciuta e per questo approfitto delle sue pagine per esprimere il mio grande apprezzamento per il progetto di riqualificazione di borgo Antini.
Il borgo era la mia città e il palazzo in cui abitavo, nel mio immaginario, ne era la piazza. Era un pullulare quotidiano di persone, di attività, di incontri. Tutto taceva solo quando si sentivano le saracinesche dei negozi del borgo andare giù e i saluti reciproci di fine giornata un cordiale «ci vediamo domani» rigorosamente in dialetto parmigiano.
Abitavo nel grande palazzo il cui ingresso è a metà del borgo, al civico numero 4. Il portone imponente si chiudeva solo di sera, mentre per il resto della giornata restava aperto, concedendo il libero accesso alle attività che vi si svolgevano e a chi vi abitava. L'androne, degno di una dimora signorile, si apre su un primo cortile interno al centro del quale , intoccata e intoccabile, regna da sempre il marmo di una fanciulla con i piedi immersi in una fontana ormai non più zampillante. Procedendo, a destra si incontra lo scalone che porta al piano nobile del palazzo. Poco più avanti l'androne si conclude aprendosi sulla seconda corte interna, quella su cui, dagli anni '60 fino all'inizio degli anni '80, si affacciavano diverse attività. A sinistra infine, prima della corte, la scala che portava agli appartamenti, un tempo forse abitati dalla servitù. Salendo , in fondo alla loggia dell'ultimo piano, c'era l'ingresso a quella che nei miei primi vent'anni di vita è stata la mia abitazione, la mia casa. E' lì che ho lasciato il mio cuore.
Si stava bene in quel borgo, in quel palazzo. Ci si conosceva tutti e non ci si sentiva mai soli.
Nella porta accanto alla mia abitavano due anziani, il signor Mario e la signora Maria, che non avendo nipoti mi avevano quasi adottata come tale e mi riempivano di attenzioni. Passavo spesso i pomeriggi da loro, che con pazienza sapevano intrattenermi contenendo la mia irrefrenabile vivacità. Sullo stesso piano abitavano le indimenticabili sorelle Bocchialini, Valentina e Teresina, gentili ma molto riservate e gelose della loro privacy. Negli altri due appartamenti del piano abitavano invece la signora Emilia e la famiglia Catellani, di cui ho solo pochi ricordi dato che l'una si era trasferita per l'età avanzata dalla figlia e i secondi in una casa più comoda e adeguata alle loro esigenze. L'affaccio delle mie finestre sul cortile delle attività mi permetteva di vedere il continuo andirivieni di persone che ad esse si rivolgevano. C'erano la pittrice, Maria Pia, il pubblicitario, Maurizio, il lucidatore Sabino il cui mezzo di locomozione era un carretto guidato da una bici. Infine la mitica legatoria Ballotta, con gli indimenticabili Alcide e Valeria, che una volta trasferitisi, avevano ceduto i locali alla tipografia Cassinelli. All'ingresso del palazzo la porta sempre aperta della signora Teresa invitava tutti a fermarsi e non era raro che l'androne si trasformasse in un luogo di chiacchiere e di scambio non solo tra gli inquilini e gli esercenti, ma anche con i gestori delle attività del palazzo nuovo di fronte, in cui avevano preso posto un fotografo, un antiquario, un bar, una parrucchiera, un negozio di cosmetici e uno di abbigliamento. All'angolo con borgo Giacomo Tommasini infine la latteria di Anita ed Ezio, immancabile tappa per comprare le «cicche» o un gelato durante le scorribande di noi ragazzi del quartiere.
Borgo Antini, un mondo accanto a via Farini, a due passi da piazza Garibaldi, ma anche dalla Cittadella. Un cuore pulsante della nostra bella Parma, luogo dal passato vivace che anche ora merita di essere vissuto pienamente.
Non posso quindi che essere felice per l'iniziativa di valorizzazione di un borgo tra i più storici e «parmigiani» della città , con uno dei palazzi più belli e interessanti del centro, un borgo dove storia e modernità si incontrano da sempre senza traumi e si compensano vicendevolmente.
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