lettera al direttore
Lettera al direttore
Egregio direttore,
sono la ciclista rimasta vittima della grave caduta sul Passo del Chiodo, per la quale il sindaco di Bedonia è stato recentemente condannato dal Giudice di Pace di Parma.
Nel leggere la Gazzetta, prendo atto che il signor Serpagli ammette di non avere curato per anni, e di non poter provvedere in futuro, alla manutenzione delle strade del suo comune, alla loro messa in sicurezza ed alla gestione della cartellonistica stradale. Ora si decide, quindi, in mancanza di altre soluzioni, di chiudere le strade. Se ciò fosse stato fatto prima della mia rovinosa caduta, mi sarei potuta risparmiare un calvario chirurgico ed ospedaliero di oltre 200 giorni (e non 40 come erroneamente scritto) ed un danno biologico di oltre il 40% che resterà per sempre.
Faccio notare che «la signora malauguratamente caduta nella strada ora chiusa al traffico», come sono stata definita, era, ma ora non è più a causa della caduta, un'atleta esperta, vincitrice di parecchi trofei in gare di Granfondo nonché partecipante con successo a manifestazioni di durance estreme quali la Parigi-Brest-Parigi.
Ora, dopo 5 anni dall'incidente, non sono stata risarcita né materialmente (l’assicurazione del Comune di Bedonia latita) né moralmente, ma quel che è più grave è che non ho ricevuto nessuna scusa né vedo dispiacere e senso di responsabilità da parte di chi mi ha provocato le lesioni.
Non conoscevo bene le leggi, ma con la sentenza che ha chiuso il mio caso ho imparato che chi procura per incuria danni così dolorosi e gravi viene condannato in sede penale ad una pena pecuniaria di soli 500 euro. E ciò nonostante si lamenta pensando di essere lui la vittima.
Parma, 15 giugno
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