lettere al direttore
Lettera al direttore
Signor direttore,
ho 27 anni e lavoro come infermiera all’ospedale Maggiore di Parma, nel reparto di Cardiochirurgia. Scrivo questa e-mail con il cuore in mano, non per lamentarmi, ma per far sentire la voce di chi, come me, ogni giorno sceglie di esserci - con passione, dedizione e amore - accanto ai pazienti.
Amo il mio lavoro, lo amo davvero. Ma sono profondamente dispiaciuta, e a volte amareggiata, nel vedere quanto poco noi infermieri siamo considerati nel nostro Paese. Siamo presenti 24 ore su 24, accanto alle persone nel momento più fragile della loro vita. Ci prendiamo cura, ascoltiamo, curiamo, confortiamo, osserviamo ogni minimo segno vitale con attenzione e responsabilità. Eppure, il nostro impegno, la nostra preparazione e i nostri sacrifici sembrano passare inosservati.
Mi chiedo: perché in Italia un’infermiera deve sentirsi dire che chi lavora in fabbrica guadagna più di lei, quando noi ogni giorno abbiamo letteralmente «tra le mani» la vita delle persone? Non voglio screditare nessun altro lavoro, ma trovo ingiusto che una professione tanto delicata, fatta di notti, reperibilità, Natale e Pasqua passati lontano da casa, venga ancora oggi così poco riconosciuta.
Noi infermieri siamo la colonna portante della sanità. Senza di noi, nessun reparto, nessuna sala operatoria, nessuna emergenza potrebbe funzionare. Non chiediamo privilegi, chiediamo dignità. Vi chiedo solo di ricordarvi, quando si parla di sanità, che dietro ogni monitor acceso, ogni cuore che torna a battere, ogni vita salvata, c’è sempre la mano, la voce e lo sguardo di un infermiere. Con rispetto e speranza,
Carmen Olivo
Collecchio, 26 ottobre
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