LETTERE AL DIRETTORE
Gentile direttore,
scrivo per condividere una piccola esperienza di ordinaria sanità italiana, che forse meriterebbe di essere archiviata non sotto la voce «cronaca», ma sotto «fantascienza».
Un mio amico, per motivi di salute e per il rinnovo annuale della patente, deve sottoporsi ogni anno a una visita oculistica con esame del fondo oculare. Nulla di straordinario, se non fosse per un dettaglio: la prima disponibilità dell’Ausl per questa visita è… dopo un anno. Il problema, naturalmente, è che la patente scade prima.
La soluzione adottata è quindi la seguente: visita privata a pagamento per l’anno in corso, e prenotazione Ausl per l’anno successivo, nella speranza che nel frattempo nulla cambi. In pratica, non si prenota quando si ha bisogno, ma quando il calendario lo consente. Una sorta di turismo sanitario nel tempo.
Da qui mi è venuta un’idea, che lancio come contributo costruttivo al dibattito: perché non sviluppare un’app capace di prevedere le nostre future malattie? Così potremmo prenotare oggi le visite che ci serviranno tra tre, cinque o dieci anni. Se sapessi che nel 2029 avrò un’aritmia, potrei già fissare ora la visita cardiologica. Un enorme passo avanti per la programmazione sanitaria.
Scherzi a parte, la questione è seria. Non stiamo parlando di esami rari o di interventi complessi, ma di controlli routinari, indispensabili per la sicurezza propria e altrui. Eppure, chi rispetta le regole è spesso costretto a pagare due volte: una con le tasse, l’altra con il portafoglio.
Forse è arrivato il momento di chiederci se un sistema che funziona solo per chi può anticipare soldi o «anticipare il futuro» sia davvero sostenibile. Perché la prevenzione non dovrebbe richiedere doti divinatorie.
Parma, 14 dicembre
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