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Aida a Luxor per un gruppo di turisti parmigiani

31 Ottobre 2019, 04:30

Aida nei posti di Aida. Parafrasando la felicissima intuizione di Andrea Andermann che, avvalendosi della regia di Giuseppe Patroni Griffi, propose tra l’11 e il 12 luglio 1992 «Tosca nei luoghi e nelle ore di Tosca», un “live-film” visto da oltre un miliardo e mezzo di persone in 107 Paesi, un gruppo di turisti parmigiani tra cui quattro membri del Club dei 27, ha assistito al capolavoro verdiano lo scorso 26 ottobre in un allestimento davanti al meraviglioso tempio della regina Hatshepsut a Luxor. L’evento rivestiva una particolare importanza poiché Aida vi tornava dopo 22 anni di assenza dovuta al temporaneo trasferimento alle Piramidi dopo i fatti di sangue a Luxor del 1997. L’idea del regista tedesco Michael Sturm poggiava su due geniali architravi: la prima quella di lasciare il palcoscenico completamente libero sfruttando come fondale la corona montuosa che circoscrive la zona archeologica Al-Deir Al Bahari Temple con perfetta interazione tra l’efficace gioco luci di Wolfgang von Zoubek, marcia trionfale compresa scandita dal sincronismo cromatico. La seconda è aver lasciato la scena ai soli protagonisti vocali, senza figuranti, affidando al coro un accompagnamento coreutico da tragedia greca e ai personaggi l’espressività emozionale delle passioni lungo il sottilissimo filo che congiunge amore e morte. Lo spettacolo che si avvaleva naturalmente della microfonatura, invero tecnicamente non adeguata all’importanza dell’evento partecipato anche da importanti uomini politici, trovava il suo punto di forza nella esibizione dei protagonisti, che in una cornice di impareggiabile bellezza e senza l’aiuto degli orpelli scenici, dava vita con slancio e generosità ai tormenti e alle sofferenze dei personaggi. Ha svettato su tutti Sae-Kyung Rim, già perfezionatasi all’Accademia della Scala, temperamento e vocalità cristallina; molto positiva anche la prova del Radames di James Lee, uscito dall’Accademia bussetana di Carlo Bergonzi, così come pure convincente la prova di Luis Cansino nelle vesti di Amonasro. Robusta e ampia l’estensione di Eliska Weissova, Amneris, ma di tecnica approssimativa. Modesti i personaggi minori. La direzione dell’orchestra, la cui microfonatura penalizzava gli strumenti più gravi, era affidata a Oksana Lyniv, direttore principale dell’Opera di Graz che ha diretto con polso sicuro la International Simphony Orchestra di Leopoli e il coro ucraino “Dumka”. La suggestione del finale dell’opera, già di per sé di grande intensità, era accresciuta sia dal movimento del coro che con le lance avvolgeva i due amanti, sia dalla presenza del tempio sullo sfondo che ne rendeva realistico il dramma. Spettacolo applauditissimo e da ricordare.

(Paolo Zoppi)

Luxor, 26 ottobre 2019 prima rappresentazione

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