Per parlare di Subaru devi immergerti in un mondo parallelo: le Pleiadi sono una galassia a parte, le comunicazioni col resto dell’Universo sono rare. Lassù si forgiano prodotti unici, e a modo suo anche Subaru XV è un Suv speciale, un’auto che segue la moda forse nel design, ma che in ottica meccanica non vuole sentire ragioni. L’estetica si avvicina alla corrente Suv-coupé compatti (4 metri e 47), ma è un «trabocchetto»: come ogni Subaru, anche XV di seconda generazione (2018) richiede un approccio «ad hoc».
Sostenitrice dei motori turbo, la Casa madre corre controvento e spinge dentro il cofano del suo crossover un 4 cilindri «boxer» aspirato da 1,6 litri (da 23.500 euro), 114 Cv che se non sono pochi in termini assoluti, non sono certo adatti a una «drag race». E poi la trasmissione Lineartronic, il cambio-che-non-c’è: il variatore continuo stile scooterone va saputo prendere, ovvero va aiutato alleggerendo il piede sul gas rispetto alle abitudini.
Se pesti forte, motore fuorigiri e fastidioso effetto «folle». Pelando il pedale di destra, allora sì, il CVT funziona bene sia in città, sia in extraurbano.
Ecco il punto, Subaru XV è nativo della giungla, non della moderna civiltà: in offroad diventa un cingolato inarrestabile, e non solo grazie alla trazione integrale Symmetrical AWD, ripartizione della coppia indipendente su ogni ruota. Alle sue proprietà di scalatore equilibrista contribuisce anche l’X-Mode, il software che legge il terreno meglio di uno sherpa. Ok i sistemi di sicurezza: l’EyeSight è pura intelligenza artificiale.
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