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Il test

Opel, effetto GSe: Astra e Grandland, quando l'elettrico diventa sportivo

Per i due popolari modelli ecco le versioni con la spina da 225 e 300 cavalli

Opel, effetto GSe

di Lorenzo Centenari

01 Febbraio 2023, 10:21

Elettrificazione per ridurre le emissioni, elettrificazione anche - e in questo caso, soprattutto - per mettere il turbo alle performance. La sigla GSe incollata sul portellone di Opel Astra e Opel Grandland non individua più, come in passato, un propulsore a iniezione diretta di benzina, bensì un sistema ibrido plug-in a iniezione diretta di guida sportiva.
Rispettivamente con 225 e 300 Cv, Astra GSe - berlina 5 porte e presto anche station wagon Sports Tourer - e Grandland GSe non sono soltanto le Opel più potenti della storia.

Sono anche Opel in assetto da combattimento. Apriamo il glossario delle abbreviazioni. Un tempo GSe era acronimo di «Grand Sport Einspritzung», cioè l’equivalente in lingua tedesca di GSi, o «Grand Sport Injection». Oggi, come è facile indovinare, GSe sta per «Grand Sport Electric» ed è un titoletto con il quale matureremo una certa familiarità, essendo destinato a contagiare l’intera gamma Opel. Quella di natura ibrida, ma anche - in prospettiva - 100% elettrica. Come sarà ogni Opel - piaccia o no - da qui al 2028. GSe quindi il nuovo sottobrand ad alte prestazioni ai tempi della transizione «green». Astra e Grandland GSe cattive ma…politically correct.

L’alimentazione è in ambedue i casi affidata allo stesso schema con motore 4 cilindri turbo benzina da 1,6 litri, uno o due motori elettrici e cambio automatico a 8 rapporti, di Astra e Grandland Hybrid. Con la differenza che, anziché 180 Cv, su Astra il sistema raggiunge quota 225 Cv e 360 Nm, mentre su Grandland (con trazione integrale elettrica permanente) il termometro raggiunge quota 300 Cv e 520 Nm. In rettilineo, velocità drago: 0-100 km/h in 7”6 (Astra) e 6”1 (Grandland). L’energia elettrica immagazzinata nella batteria da 12,4 kWh (Astra) o 14,6 kWh (Grandland), ecco il doppio volto delle Opel GSe, consente invece di viaggiare a emissioni zero (almeno, le emissioni allo scarico), da ciclo WLTP, per oltre 60 km, fino a 135 km/h, quindi anche ad andature autostradali.

Autonomia elettrica di oltre 70 km, invece, nel ciclo di omologazione urbano. Ma di veleggiare in EV, quando la strada lo consente, non sorge spontaneo. Già, perché il retrogusto vagamente pistaiolo restituito dall’assetto è davvero delizioso.

Sterzo, freni e sospensioni sono più reattivi, non serve essere un collaudatore per avvertire la differenza di risposta agli input al volante e ai comandi a pedale. Il fiore all’occhiello è la tecnologia Koni FSD, o Frequency Selective Dumping. In sostanza, una valvola sulla testa del push-rod regola il comportamento degli ammortizzatori a seconda dei parametri incrociati di velocità e condizioni del fondo stradale, quindi - appunto - a seconda della frequenza delle oscillazioni ai quali gli ammortizzatori stessi vengono sottoposti.

Il risultato è - per così dire - un assetto variabile istante per istante e un grado di precisione e comfort, nonostante il peso, da sportive per intenditori.

Esteticamente, oltre al badge GSe e al logo del Fulmine di colore nero, Astra e Grandland «super» plug-in hybrid si distinguono per i cerchi in lega da 18 o 19 pollici dal disegno personalizzato, inoltre anche un paraurti anteriore più sportivo e uno specifico diffusore posteriore. Non è un look da corsa, è un look…gentilmente aggressivo, che rispecchia la filosofia dei modelli.
Prezzi niente affatto popolari: al netto di incentivi o promozioni, 48.050 euro Astra, 55.000 euro Grandland. Il prezzo per portarsi a casa le Opel più veloci e tecnologiche di sempre.

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