contromano
Cronaca di un flop annunciato: gli incentivi per le auto con la spina - sia le ibride plug-in che le Bev, ovvero quelle totalmente elettriche - sono ancora tutti lì. Nel senso che non li ha chiesti nessuno. Ne restano ben 219 milioni per le prime (emissioni tra 21 e 60 grammi di CO2) e 174 per le seconde (emissioni da 0 a 20 grammi di CO2).
E invece, ma pensa che strano, sono stati fulminati in meno di un mese i 150 milioni destinati alle vetture ibride o benzina e gasolio a basse emissioni (61-135 grammi di anidride carbonica per chilometro).
Due le considerazioni che sorgono spontanee, e purtroppo non è la prima volta le che facciamo. Sono due facce della stessa medaglia, quella del mercato italiano: è l'ennesima conferma che nel nostro Paese lo spazio per l'elettrico ancora non c'è, e del resto dimostra anche in modo evidente che non sono stati fatti gli investimenti necessari affinché l'auto a zero emissioni possa vendere. E quando parliamo di investimenti non ci riferiamo solo alle infrastrutture, ovvero alle colonnine che sono poche e quelle poche spesso lente, ma investimenti anche «culturali» per sensibilizzare gli automobilisti e spiegare - ad esempio - la differenza fra un mild, un full hybrid o un Phev, argomento spesso ignoto perfino ai possessori stessi di queste auto che un'omologazione ridicola mette nello stesso calderone.
Dunque? Le prospettive non sono incoraggianti. Pensate che in un recente test di vetture elettriche condotto dalle testate Motori1.com e InsideEVs sul Grande Raccordo Anulare le uniche due a superare i 400 km di autonomia sono state la Bmw i7 (listino da 149mila euro) e Mercedes EQE (prezzi più proletari, da 84.900 euro...). Ecco perché gli incentivi destinati all'elettrico restano tutti lì: chi può permettersi un'auto a zero emissioni con un'autonomia accettabile è milionario!
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