Il test

Nissan Juke ibrida, che spasso in città

Lorenzo Centenari

Perché scegliere Juke, perché sceglierla ibrida, perché inoltre scegliere un allestimento anziché un altro. Alla prima domanda, la risposta è semplice: perché è graziosa, originale, differente da ogni altro Suv compatto, un genere del quale rispecchia comunque le dimensioni da utilitaria (4 metri e 21) e la seduta al «piano mezzanino».

Non piace a tutti, ma - dati alla mano - piace a molti. Rispetto al tradizionale 3 cilindri «mille» a benzina, Nissan Juke 1.6 full hybrid - vedi anche Renault Clio e Captur E-Tech, sorelle di pianale - è un’altra esperienza. Che sarà assai più piacevole muovendosi prevalentemente in città (il cambio robotizzato, le ripartenze e buona parte della guida in modalità elettrica e, volendo, la guida «one-pedal»), che invece sarà meno gratificante imboccando l’autostrada: il brio in realtà non manca (143 Cv di sistema, 0-100 km/h in 10”1), tuttavia a 130 orari l’ibrido è leggermente disorientato, le riprese fluide non sono il suo forte, infine in termini di consumi i vantaggi si assottigliano di molto, pur senza oltrepassare i 6 l/100 km.

Per sentirsi speciali, infine, non è necessario il top di gamma: Juke Hybrid N-Design (31.500 euro anziché i 32.860 euro della Tekna) è un gioiellino fuori (i cerchi in lega Aero da 19”, il tetto nero a contrasto) e soprattutto dentro. Vuoi mettere un sistema audio Bose Plus a 10 altoparlanti, dei quali due integrati in entrambi i poggiatesta anteriori? Auricolari addio, a ogni accensione è tutta un’altra musica.