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Guida autonoma e car sharing, la strada è segnata

Guida autonoma,  «miracolo» a Brescia

di Aldo Tagliaferro

28 Gennaio 2025, 21:00

I primi esperimenti di guida autonoma risalgono addirittura a un secolo fa, a New York, ma del resto anche il primo progetto elaborato niente meno che da Ferdinand Porsche agli albori del secolo breve era a trazione elettrica con un motore per mozzo (Lohner Porsche Semper Vivus). Che nessuna delle due soluzioni cent'anni dopo sia ancora lo standard fa però capire quanto sia ardua l'impresa.

Venendo a tempi più vicini a noi, da una ventina d'anni la guida autonoma è oggetto di forti investimenti, studi e sperimentazioni, a partire da Parma dove la via fu aperta in ambito universitario da VisLab. Oggi qualsiasi costruttore ha modelli con guida autonoma di livello 2: la vettura, cioè, mantiene la distanza dal veicolo che precede, rispetta i segnali stradali, in alcuni casi si ferma ai semafori, marcia in mezzo alla corsia, compie frenate di emergenza. La tecnologia ci consentirebbe molto di più ma la sicurezza al cento per cento non è garantita, come ahinoi dimostrato da un paio di sciagurate performance di Tesla negli States, per cui i codici della strada non ci permettono ancora di salire in auto come sul tram o in treno.

Ma la direzione è segnata, è solo questione di tempo per cui, cari smanettoni, dopo aver perso il cambio manuale dovrete appendere al chiodo anche i guanti da corsa. Ma se i test sono all'ordine del giorno a ogni latitudine, quello che è accaduto la scorsa settimana dietro l'angolo, a Brescia, apre uno scenario nuovo: un'auto in car-sharing ha percorso da sola il primo chilometro, l'idea è che in futuro vada a cercare da sola i clienti che prenotano via App.

Poi, con l’utente a bordo, si potrà guidare come una normale auto elettrica a noleggio. E alla fine del servizio la macchina ritornerà da sola alla stazione di ricarica o raggiungerà il cliente successivo. Calma: è solo una sperimentazione con una 500e frutto di un progetto di A2a e del Politecnico di Milano, ma il modello «misto» nella sua semplicità sembra geniale perché risolve molti dei problemi legati al car sharing (monopattini compresi). Diventerà realtà? Speriamo di non dover aspettare altri cento anni per raccontarlo.

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