Contromano
C'è un mondo che corre veloce, la Cina. E uno perso nei suoi bizantinismi, il nostro, nel senso di Occidente. Partiamo dall'Italia: un interessante studio dell'Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School ha messo impietosamente in luce come in Italia esistano ben 762 varianti ibride sul mercato (dal plug-in al mild hybrid) ma soprattutto impera un'inquietante eterogeneità nei criteri di classificazione: su 13 metodologie analizzate, emergono ben 9 differenti parametri presi in considerazione. In pratica, una babele nella quale il consumatore fatica a raccapezzarsi. Anche perché il sistema europeo di omologazione dei dati di consumo aggiunge a sua volta confusione: i dati sono spesso irreali. Più o meno come con benzina e gasolio, dirà qualcuno, ma qui diventano ancora più ridicoli con veicoli plug-in omologati per meno di un litro per 100 km. I primi. Provate a farne altri 100 a batteria esaurita... E visto che si ripartiva da zero, si poteva pensare un po' meglio i criteri Wltp...
Andiamo dall'altra parte del mondo: la Cina sta letteralmente volando sull'elettrico puro. L'ultimo outlook di BloombergNEF prevede per quest'anno una crescita poderosa di veicoli elettrici a 22 milioni di unità (+25%). Il problema è che due terzi di queste vendite saranno concentrate in Cina e appena il 7% negli Stati Uniti, dove i tagli dell'amministrazione Trump alle agevolazioni fiscali per i veicoli elettrici si faranno sentire. Tanto che in Thailandia - cita Bloomberg - si vendono già più veicoli elettrici che negli Usa, dove peraltro gli investimenti degli ultimi anni nella produzione interna di batterie sono cresciuti notevolmente. Insomma, ai cinesi - come vuole il millenario proverbio - basterà guidare l'auto elettrica fino alla sponda del fiume e aspettare. Il cadavere dell'industria automobilistica europea potrebbe passare abbastanza presto.
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