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Auto elettrica, Bruxelles è «pragmatica». Ma intanto il Titanic affonda...

Bruxelles  è «pragmatica» Ma il Titanic affonda...

di Aldo Tagliaferro

13 Ottobre 2025, 22:05

La scorsa settimana si era aperta con due ministri che in rappresentanza di Germania e Italia hanno preso carta e penna per scrivere alla commissione europea. I due - Adolfo Urso e Katherina Reiche - sollecitano Bruxelles sul futuro dell'automotive. E lo hanno fatto senza mezzi termini: «Siamo a un punto di svolta: oggi si apre una nuova fase per l’industria europea. Italia e Germania si presentano unite per chiedere alla Commissione un cambio di rotta sull'automotive, subito». Insomma, se alla porta bussano il primo e il secondo Paese manifatturiero del continente, forse è il caso di aprire... Ma sentite con quanta risolutezza ha risposto indirettamente il commissario Ue al Clima, Wopke Hoekstra, rivolgendosi mercoledì all'Europarlamento: «Essendo pragmatici su come centrare il target dello stop ai motori a benzina e diesel nel 2035, spingendo l’automotive verso l’elettrico, riteniamo che abbia senso mantenere la rotta sulla decarbonizzazione» perché «le emissioni del settore dei trasporti nel suo complesso sono ancora superiori ai livelli di 30 anni fa». Quindi «tutte le tecnologie» sono al vaglio.
Ah però! E per fortuna si è definito pragmatico. Se il buon Wopke - olandese, ex «McKinsey boy» - non se ne fosse accorto, tra i motivi per cui le emissioni restano alte ci sono anche diverse manchevolezze del legislatore europeo che da un lato non ha fatto molto per non dire nulla sul trasporto aereo e marittimo, dall'altro avendo spedito all'inferno il motore diesel ha spalancato necessariamente le porte ai benzina che emettono molta più Co2 rispetto ai cugini a gasolio, colpevoli semmai di lasciare in giro troppi ossidi di azoto.
In attesa che la «macchinina» elettrica ventilata da Ursula von der Leyen si materializzi dalle nebbie di Bruxelles, occorre prendere atto che la settimana si è poi chiusa con l'annuncio di Pechino di un’ulteriore stretta alle esportazioni di terre rare, necessarie per le batterie. Insomma, il Titanic affonda ma noi siamo «pragmatici»: che ci importa?

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