Ambizioso, potente, sperimentale. Un album che fece epoca e divenne leggende. Universalmente è conosciuto come “l'album delle mucca”. Un azzardo ispirato ad Andy Warhol anche questo della copertina rivelatosi geniale, come tutte quelle dei Pink Floyd. “Il disco” inizia il 2020 con il lavoro della band inglese “Atom heart mother” che ad ottobre compirà cinquant'anni. Un album leggendario, amatissimo - chi scrive lo preferisce perfino a “The wall”, anche se è una lotta dura - ma, a quei tempi, anche ambiziosissimo. Si tratta, infatti, di un disco “contaminato”, un connubio riuscito tra pop e musica colta. “Atom heart mother", infatti, la lunga suite strumentale che dà il titolo all'intero lavoro - siamo in piena era progressive - occupa tutta la facciata A ed è è imponente e impetuosa. Un'opera rock di rara suggestione e impatto frutto del felice connubio tra i Pink Floyd e Ron Geesin, mago dell'elettronica così come felicissima fu la collaborazione con un'orchestra e i componenti del John Aldiss Choir. Sei i “capitoli” di quello che è un disco nel disco. Ventitré minuti che catapulteranno l'ascoltare fuori dalla realtà, in una dimensione onirica.
Abituati gà allora a stupire e innovare, come avevano fatto nei loro primi album in studio (“The piper at the gates of dawn” e “A sauceful of secrets”), i Pink Floyd, ormai ampiamente archiviata l'era-Barrett, anche se di uno dei fondatori si continueranno a intravedere le influenze in ogni lavoro della band, nel lato B sterzano completamente regalando al mondo l'acustica “If” , che qualche insegnante di inglese “molto avanti” usava per insegnare ai suoi alunni il second conditional, la sinfonico-psichedelica “Summer '68” e l'eterea “Fat old sun”. Infine la lisergica “Alan's psychedelic breakfast”, divertissement in cui si scherza con (e su) Alan Parsons, ingegnere del suono che, prima di intraprendere una fortunata carriera solista, fece un bel pezzo di strada con i Pink Floyd.
Grande successo di vendite, successivamente addirittura ripudiata, specie da David Gilmour, la "mamma dal cuore atomico" di Waters e soci stregò perfino Stanley Jubrick che la voleva come colonna sonora per "Arancia meccanica". Il rifiuto dei Pink Floyd a concedergliela sarebbe stata una vendetta perché in precedenza il grande cineasta newyorkese aveva respinto una loro offerta di collaborazione a "2001: Odissea nello spazio". Aneddoti leggendari per un album leggendario.
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