Il 1974 fu un anno fondamentale per i Genesis. Nell'estate di 45 anni fa venne infatti registrato quello che da molti - non da chi scrive, a cui lo fece ascoltare la prima volta il “solito” Antonio Bobbio che ha il merito di avergli fatto scoprire, oltre alla band inglese, anche Bob Dylan e Neil Young - è considerato il loro capolavoro. Per l'autore di questo pezzetto se la giocano invece “Selling England by the pound” e “Foxtrot". Con un leggero vantaggio del primo. Questione di gusti.
Nel novembre di quell'anno esce infatti “The lamb lies down on Broadway”, un doppio di un'ora e mezza in cui il mattatore (l'album è praticamente tutta farina del suo sacco) è Peter Gabriel. Rappresenta anche l'ultimo atto con i Genesis del grande frontman che di lì a poco si metterà in proprio con buoni risultati (si pensi a “IV”) sposando inoltre un impegno civile che con il progressive rock dei Genesis non aveva potuto esprimere.
Giudizi personali a parte, “The lamb” è una grande opera rock. Un concept album che ha come protagonista il giovane portoricano Rael, alter ego di Gabriel, che si perde a Broadway e fa incontri di tutti i tipi. Tutti i testi sono di Gabriel ( a eccezione di “The light lies down on Broadway”) e, per temi e atmosfere, il lavoro si discosta notevolmente dai precedenti, in cui magia e suggestione la facevano da padrone. Certamente, qualcosa del “vecchio spirito” permane. Basta, ad esempio, ascoltare la biblica “Lilywhite Lilith” e la mitologica “The lamia”. La prima è il riadattamento di “The light”, pezzo che i Genesis eseguivano nei concerti ai tempi di “Nursery Cryme”, il loro terzo album in studio uscito nel '71, mentre la seconda riprende il poema di John Keats, e narra dell'incontro di Rael con avvolgenti serpenti dal volto di donna. L'album contiene anche dei brani destinati a diventare dei must dal vivo, come “In the cage” o “Carpet crawl”, brano che ha chiuso il trionfale concerto al Circo Massimo di Roma nel 2007 davanti a 500mila persone. “Carpet crawl”, che ha subìto diverse variazioni nel titolo (ad esempio “The carpet crawlers”) rappresenta uno dei tanti incontri del protagonista del concept, in questo caso con uomini striscianti. Alla fine di questo percorso si troverà davanti la camera con 32 porte. Tra le altre “perle” “Fly on a winshield”, “Back in N.Y.C.” e “Counting out time”. Insomma, meno dame, cavalieri e atmosfere fiabesche e più avanguardia. Con un risultato che ancora oggi divide i fans. Calato il sipario su “The lamb” e salutato Peter Gabriel, i Genesis, seppur per poco tempo, torneranno alle origini incantate del prog con “A trick of the tail” e “Wind&wuthering”. Una sorta di macchina del tempo, per citare H.G. Wells, con risultati, specialmente nel primo caso, veramente notevoli.
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