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VIADANA

L'omicidio di Maria Campai: si indaga sul web, il 17enne inneggiava a Filippo Turetta e al killer di prostitute della serie Dexter

Maria Campai, uccisa a Viadana

Maria Campai

di Sandro Mortari (agenzia Ansa)

01 Ottobre 2024, 22:30

Aveva cercato su internet come uccidere a mani nude inneggiando a Filippo Turetta, l’omicida di Giulia Cecchettin, scrivendo «io sto col bravo ragazzo» e sul suo profilo Instagram il giorno prima dell’arresto ha messo una sua foto con scritto "Brian Moser", killer di prostitute della serie Dexter.
In attesa dei risultati dell’autopsia sul corpo di Maria Campai sono anche le testimonianze su internet ha dire qualcosa del diciassettenne di Viadana ora in carcere per il suo omicidio.
«Molto provato». Così l’avvocato difensore Paolo Antonini lo ha descritto. L’ha incontrato ieri durante l’interrogatorio di garanzia nel Tribunale dei minori di Brescia e, il giorno dopo la convalida del fermo del ragazzo che ha confermato la sua custodia cautelare nel carcere minorile Beccaria di Milano, ha solo liquidato come «fantasie» le tante frasi apparse sui giornali attribuite al suo assistito.

Così come alla domanda se il ragazzo abbia chiesto o meno di vedere i suoi genitori, risponde ricordando che «i minorenni hanno diritto di incontrarli», senza precisare se lo abbia già fatto o se per il momento ne abbia espresso solo il desiderio. L'impianto accusatorio nei confronti del 17enne studente all’Itis di Viadana, cittadina del Mantovano dove abita con la famiglia (i genitori sono operai), resta in piedi in tutto il suo macabro retroscena: omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere.

Reati compiuti tutti da solo, senza complici, sembra ormai assodato. Uno degli ultimi tasselli da mettere insieme resta la conferma della ferocia e della spietatezza con cui il ragazzo ha ucciso la 42enne che aveva contattato su una chat di incontri a pagamento. Sarà l’autopsia sul corpo della vittima, in corso da oggi pomeriggio all’ospedale Carlo Poma di Mantova, a stabilire come sia stata uccisa Maria, anche se dai primi esami esterni sul cadavere appaiono pochi dubbi: a mani nude, forse con una mossa di quelle arti marziali di cui era un cultore e sulla cui efficacia si era informato su internet, così, giusto «per capire che cosa si prova ad uccidere una persona» avrebbe raccontato ai carabinieri in caserma, dopo il fermo. Frase che viene contestata dai legali del ragazzo ma che sembra trovare conferma nelle tante ricerche compiute su internet con il suo telefonino, insieme alle altre informazioni ricercate sul sesso estremo o alla sua ammirazione espressa in rete, sui suoi tanti account social, per Filippo Turetta, l’assassinino di Giulia Cecchettin.

All’apparenza era un bravo ragazzo che durante la settimana in cui si cercava ovunque Maria Campai, aveva continuato ad andare a scuola e a frequentare la palestra come se nulla fosse. Un ragazzo che, però, nella sua cinica spietatezza aveva dimostrato sangue freddo: non solo dopo aver ucciso Maria ne aveva trasportato il cadavere nel giardino della villetta vicina al garage della sua famiglia dove aveva consumato l’omicidio dopo un rapporto sessuale, adagiandolo sotto un albero e coperto di fogliame, ma subito dopo si era premurato di inviare un falso messaggio alla sorella, dal cellulare della vittima, per tranquillizzarla, informandola che aveva trascorso una serata piacevole e che sarebbe tornata in taxi.
Quel telefonino che non si trova più e che il ragazzo avrebbe detto di aver gettato in un cassonetto dei rifiuti la sera stessa del delitto. Poi gli investigatori dovranno interrogarsi sul movente. Dalle accuse confermate dal Gip emergerebbe un quadro inquietante.

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