CARABINIERI
Aldo Silingardi aveva 78 anni quando nel 2012, a Fosdondo di Correggio (Reggio Emilia), fu trovato senza vita nel suo casolare. Era stato colpito alla testa. Ora i carabinieri, anche grazie agli accertamenti dei Ris di Parma, sono risaliti a un 24enne, accusato di essere l'assassino dell'agricoltore in pensione.
La Procura aveva ottenuto la riapertura delle indagini, coordinate dalla pm Maria Rita Pantani. Le nuove indagini si sono da subito concentrate su un'impronta palmare individuata su una gamba del tavolo in legno utilizzata come arma del delitto. All’epoca delle prime indagini non era stato possibile identificare chi avesse lasciato l'impronta: i confronti sui sospettati erano stati negativi. Le nuove indagini, svolte con l'ausilio del Reparto Investigazioni Scientifiche di Parma, hanno concentrato l’attenzione su quell'impronta, con approfondite ricerche. Le nuove sofisticate ricerche effettuate dalla Sezione Impronte del Ris hanno dapprima chiarito, in maniera certa e definitiva, che l’impronta era stata lasciata da chi aveva utilizzato la gamba del tavolo per percuotere a morte la vittima e poi per giungere ad una identificazione del presunto autore dell’efferato delitto, nel frattempo fotosegnalato per altre vicende.
Gli specialisti del Ris hanno periodicamente inserito l’impronta in una specifica banca dati denominata A.P.F.I.S (è l'acronimo di Automated Palmprint & Fingerprint Identification System, che in italiano significa Sistema Automatico di Identificazione delle Impronte Palmare e Dattiloscopiche), provvedendo periodicamente a compararla con altre a loro inviate ed appartenenti ad indagati ed imputati in altri fatti. Le comparazioni dell'impronta palmare con quasi 70 soggetti, negli anni, avevano sempre dato esito negativo.
La svolta, il 10 aprile scorso, a distanza di quasi 13 anni dal fatto. I risultati delle analisi, condotte dai carabinieri del Ris di Parma, hanno consentito di risalire a un giovane di origini marocchine, all’epoca residente a poca distanza dalla casa della vittima. L’analisi ha escluso contaminazioni successive e ha evidenziato la corrispondenza con i rilievi foto segnaletici dell’indagato. Secondo la ricostruzione accusatoria, il giovane all’epoca dei fatti 24enne, sarebbe entrato nell'abitazione dell'anziano per derubarlo, in cerca di denaro. Vistosi scoperto dalla vittima, il giovane si sarebbe accanito contro di lui, colpendolo brutalmente con vari oggetti rinvenuti nell'appartamento, inseguendolo per la stanza ed infierendo anche quando era a terra, per poi allontanarsi con il portafoglio. Il presunto responsabile (oggi 37enne) è risultato da accertamenti essere persona violenta e spesso in stato di ubriachezza.
Alla luce dei nuovi elementi, la Procura ha chiesto al Tribunale di Reggio Emilia un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, che è stata negata. Per questi motivi la Procura di Reggio ha fatto ricorso al Tribunale del Riesame di Bologna, che ha accolto la richiesta, ritenendo la misura richiesta unico strumento idoneo a garantire le esigenze cautelari, considerata la gravità dei fatti, l’effettiva pericolosità sociale dell’indagato e il rischio concreto di fuga. L’esecuzione della misura cautelare è però sospesa fino a che la decisione del Tribunale non sia divenuta definitiva.
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