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Dagli Sforza ai Farnese ai Borbone, da Maria Luigia ai giorni nostri. Da Jacopo Bertoja e Girolamo Mirola a Agostino Carracci e Carlo Cignani, da Cesare Baglioni e Benigno Bossi, fino a Jean-Baptiste Boudard. Da Vignola al Petitot. Solo per fare qualche nome, ovviamente. E' stato come viaggiare nel tempo, attraverso sei secoli di storia - anno più, anno meno -, dentro una sorta di scatola cinese, fatta di mille incastri ancora da decifrare completamente. Ce ne sarebbero di cose da dire sul Palazzo Ducale e il Giadino.
Carlo Mambriani, docente di Storia dell'architettura, autore, tra l'altro, di saggi importanti sulla storia di Parma, e Alessandro Malinverni, storico dell'arte e referente scientifico della Pinacoteca Stuard, entrambi membri del consiglio di presidenza dell'Accademia nazionale di belle arti di Parma, hanno raccontato l'aggrovigliata storia del residenza e del suo parco, tra cambiamenti e trasformazioni continue, in una seguitissima visita esclusiva, riservata agli abbonati della «Gazzetta di Parma». Visita resa possibile grazie alla disponibilità del colonnello Salvatore Altavilla, a capo del Comando provinciale Carabinieri che al Palazzo Ducale ha la sua sede dal 1953.
ARCHITETTURA E ARTE
Sala dopo sala, passo dopo passo, la visita a due voci incanta. Relatori esperti, Mambriani e Malinverni si alternano nel racconto e snocciolano vicende, eventi, trattano di sovrani, artisti di corte, gente comune, con dovizia di particolari senza dimenticare le curiosità necessarie a descrivere fatti ed epoche storiche, ma utili anche a tenere viva l'attenzione del numeroso gruppo.
DA FORTEZZA A RESIDENZA
Fatto costruire dal duca Galeazzo Maria Sforza nella seconda metà del Quattrocento, quello che oggi chiamiamo Palazzo Ducale in origine non era altro che una fortezza. Praticamente nulla - fatte salve tracce non decifrabili agli occhi dei non esperti - è rimasto di quel che era. Nemmeno la meravigliosa fontana, collocata di fronte all'ingresso, di cui i viaggiatori dell'epoca narrano ma di cui non restano rappresentazioni.
QUELLE SCENE LEGGIADRE
Il «tour» parte percorrendo lo scalone d'onore, voluto da Ennemond Alexandre Petitot, architetto francese, chiamato da Filippo di Borbone alla metà del Settecento, strettamente legato al primo ministro Du Tillot, che ha cambiato il volto di Parma e disegnato l'immagine odierna del Palazzo.
Uno sguardo al ritratto di Papa Paolo III, illustre Farnese, quindi riflessione doverosa intorno alla volta della Sala degli stucchi, con quell'«inventario ornitologico» (un po' reale, un po' fantasioso), unico nel suo genere.
A lungo Mambriani e Malinverni si soffermano sull'iconografia e iconologia delle stanze a seguire. La Sala del bacio, la Sala di Alcina, la Sala di Erminia e così via. Ci sarebbe materiale per soffermarsi ore ad analizzare contenuti e forme di un racconto infinito tra episodi cavallereschi, citazioni letterarie da Ariosto e Boiardo, scene lascive e leggiadre, in parte andate distrutte o cancellate volutamente perché troppo esplicite.
UNA STORIA COMPLESSA
Per fare il punto si fa sosta nel salone Umberto I. Con l'ausilio di immagini proiettate su grande schermo ai relatori è possibile riprendere il filo del racconto, fare il punto e aggiungere informazioni. Ognuno fissa nella memoria nuovi particolari e spunti di riflessione o addirittura pretesti di approfondimento.
IL GIARDINO
Imprescindibile la passeggiata nel Parco, anche se la tabella di marcia è già stata sforata. Realizzato assemblando appezzamento dopo appezzamento, ha oggi l'impianto del giardino alla francese. Costellato di sculture firmate Boudard, messo a disposizione della comunità da Maria Luigia, diventato intorno agli anni Cinquanta del Novecento luogo di transito (e anche parcheggio) per mezzi motorizzati, rappresenta oggi uno dei luoghi più amati dai parmigiani. Tra viali alberati, zone erbose, sentieri, costellato di sculture mantiene un fascino e un'eleganza che riescono a sorprendere ogni volta anche i parmigiani del sasso abituati a frequentarlo.
VISITATORI SODDISFATTI
Se il Parco è sempre aperto - escluse le giornate ventose - il Palazzo Ducale è più difficilmente accessibile. Inoltre essere accompagnati da guide esperte è occasione rara. Anche per questo i circa cinquanta abbonati selezionati se ne sono tornati a casa soddisfatti. «In effetti un'occasione così non ci era mai capitata» spiega una signora, insegnante in pensione, a cui l'amica dà man forte: «Sono nata a Parma e ho sempre abitato qui. Non ero mai entrata dentro il Palazzo. E' stata un'esperienza davvero interessante. Siamo circondati di cose belle ma non le conosciamo. Grazie alla “Gazzetta” ne abbiamo scoperta una veramente di pregio».
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