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Elena: «Non conto mai le ore Coltivare mi dà la felicità»

Elena: «Non conto mai le ore  Coltivare mi  dà  la felicità»

di Claudia Olimpia Rossi

17 Agosto 2021, 11:00

«Alla sera, quando fuori non c’è più nessuno, a trattori fermi, rimango estasiata dai rumori della campagna. Spero che i miei figli continuino questo mestiere perché la libertà che può dare la vita in azienda difficilmente si trova»: la chiacchierata con Elena Ganazzoli, che a Sorbolo Mezzani lavora nell’azienda di famiglia, che produce e vende frutta e verdura, coltiva  pomodoro da industria, foraggi e cereali, diventa un’ode all’agricoltura. Il testimone è già nelle mani di Davide e Giulia, 17 e 21 anni, rispettivamente studente e perito in agraria, mentre quelli che lei definisce “capobranco”, i genitori Mauro e Giampaola, restano alla guida. 
Dei 120 ettari di “casa” Ganazzoli, 70 sono adibiti alla produzione di fieno e coltivati quindi con erba medica, 30 al pomodoro da industria, 8 al grano duro. Poi, ultimo per estensione ma non meno importante, c’è il “giardino segreto” di Elena, quei 2,5 ettari coltivati ad orticole destinate alla vendita direttamente ai clienti o partecipando ai mercati di Campagna Amica. Peperoni, melanzane, meloni, cocomeri, zucche e patate, in base alla stagionalità, con un segno distintivo. 


«Scelgo varietà particolari  - spiega Elena -  ricercando prodotti che normalmente non si trovano nelle nostre zone. Ad esempio la cipolla di Giarratana, che piace tantissimo. Oppure le melanzane bianche. Nel 2010 sono entrata nella rete Campagna Amica di Coldiretti, l’associazione che ci segue, di cui ho sposato la filosofia del produttore serio che vende al cliente instaurando quel rapporto di fiducia, amicizia, con il piacere di dare consigli e sperimentare. La soddisfazione di chi acquista da noi mi dà gioia e cerco di offrire sempre prodotti nuovi».
 Giovanissima ma con un’esperienza ventennale, Elena Ganazzoli fa parte della generazione di donne («mia mamma - aggiunge Elena con orgoglio – è un’agricoltrice bravissima, che gestisce ogni aspetto e  guida un trattore da 200 cavalli senza problemi; anche mia sorella, pur avendo un altro lavoro, dà una mano») che hanno scelto la terra con piglio imprenditoriale e innovativo. Un concetto che va a braccetto con il rispetto per l’ambiente e le persone. 


«Quando coltivo penso   sempre   - motiva - che i miei prodotti li mangio anch’io, quindi voglio sapere cosa porto in tavola. I trattamenti  alle coltivazioni, essendo la nostra un’azienda a lotta integrata, sono  solo quelli consentiti da rigidi disciplinari».
Poi torna all’aspetto motivazionale: «Se dovessi rapportare le ore che faccio con il guadagno potrei lasciare subito. Però c’è la passione, che compensa anche  batoste, come i prezzi o la grandine dei giorni scorsi. Quando  un cliente ritorna e   mi dice: “Era una vita che non   trovavo un pomodoro   così buono”, allora mi sento ripagata di tutto. Coltivare dà felicità». 

 

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