Nelle nostre vite e nella nostra società c’è sempre più «bisogno di parola e pane, realtà universalmente comprensibili che indicano la relazione e il sostegno, spingono a guardare gli uni negli occhi degli altri per individuare le attese e le necessità». È uno dei passaggi più significativi dell’omelia pronunciata in Cattedrale dal vescovo Enrico Solmi, durante la celebrazione eucaristica che ha segnato l’avvio dell’anno pastorale.
Un appello per tentare di far comprendere «quanto siano sterili le stravaganze estemporanee o l’accelerazione della macchina dei consensi: espedienti lontani dalla gente», rileva Solmi. «Parola e pane illuminano e rafforzano per seguire il Cristo, che dà se stesso per noi, mostrando l’amore più grande che esiste. La Chiesa passa nella storia camminando “dietro” al Signore: certa, se è sui suoi passi. E mai ferma - sottolinea il vescovo -, perché la fedeltà non è custodire le ceneri, ma alimentare il fuoco della fede».
La priorità, oggi, risiede nelle scelte che devono saper leggere il reale andamento della nostra collettività, intrecciando «i progetti internazionali, espressi in fiere e kermesse di ampio interesse, con i borghi della città dove vive la gente di Parma, variegata per provenienza e condizioni». «Le scelte alte, strategiche - indica il vescovo -, si rivelano giuste se tengono conto di questo, producendo un riscontro positivo, ora e qui, per tutti. Penso all’occupazione, allo sviluppo di settori nevralgici quali la sanità, la famiglia, con il conseguente impatto sulla demografia e l’educazione, la scuola e il lavoro. Non solo perché nessuno vada scartato, come direbbe papa Francesco, ma perché tutti possano alimentare ragioni concrete di speranza».
Compito della Chiesa è «mettere nel proprio cuore, il cuore degli altri». E la risposta è data dai «frutti che nascono dal Vangelo: una ricchezza per tutti, da aprire, leggere e cogliere nelle attuazioni morali e sociali che genera». Solmi cita quindi San Francesco, «testimonial eccellente dell’ambiente e della pace». «Di questo - annota - è segno la riapertura della chiesa di San Francesco: segno, a sua volta delle pietre vive che la edificano, perché prendano sempre dal Signore il pane per tutti, del quale esse stesse si nutrono affinché nessuno ne sia privato».
Ricordando l’anniversario della dedicazione della nostra Cattedrale, avvenuta nel 1106, Solmi ha quindi voluto ringraziare i presbiteri che, in questi mesi difficili, hanno continuato nella loro preziosa opera al servizio della comunità, «riorganizzando le attività e i gruppi giovanili. Tutti insieme possiamo guardare al futuro con fiducia e speranza». C’è una Chiesa nuova che può nascere, «se lasciamo lavorare lo Spirito ascoltandoci e sostenendoci gli uni con gli altri. È il passo decisivo». «La Chiesa di Parma - afferma Solmi - non cerca di mettere pezze nuove in un vestito vecchio, con gli innesti di nuovi presbiteri o di apparenti fortunate congiunzioni pastorali. Ma cerca, con ognuno, di tessere un vestito nuovo. Lo preferisco modesto per tutti, più che raffinato per pochi».
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