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Stress da quarantena: quando il vicino diventa un «nemico»

Stress da quarantena: quando il vicino diventa un «nemico»

18 Maggio 2020, 11:10

L’atmosfera gioiosa dei canti al balcone, i cellulari e gli accendini accesi all’unisono per squarciare il buio della clausura, durante gli oltre due mesi di isolamento, hanno rafforzato i rapporti con il vicinato? In questa fase 2 come vedremo i nostri vicini di casa? Ha vinto la solidarietà o l’insofferenza reciproca? 
Abbiamo chiesto un parere alla psicologa e psicoterapeuta Beatrice Armenzoni che spiega: «Nella definizione stessa di "vicini di casa" possiamo trovare il "problema" che porta le persone al conflitto dato dalla difficile gestione del confine, della "giusta" vicinanza-lontananza. All’inizio il vicino era colui con cui si condivideva il pianerottolo, quindi si era sulla stessa barca, poi con il tempo è divenuto l’invasore, il nemico. Perdendo di vista la persona, il vicino, che ha la sua identità, diviene un personaggio; di conseguenza,  anch'io divento un personaggio.  Ma entrambi i personaggi sono spogli della propria umanità - sottolinea Armenzoni - . Questa perdita di soggettività, che permette una semplificazione della comprensione umana, dà il via libera alle nostre emozioni più arcaiche, in questo caso negative, di uscire senza la mediazione della ragione e del sentimento. Tutto è più automatico: azione-reazione senza mediazione. Quindi ci si trasforma in amico/nemico, controllore/controllato, buono/cattivo, poliziotto/ladro. La richiesta diventa pretesa e il consiglio un ordine. Qui inizia la guerra». E la guerra è, effettivamente, iniziata in via Montanara,  in un condominio dove abita  Pia (che preferisce non rivelare il suo cognome), una signora di 75 anni. «Al piano sopra il mio vive un ragazzo gentilissimo ed educato, che durante la quarantena si è però  trasformato in un "mostro". Di solito non si sente mai, in quanto esce per lavorare al mattino alle 7 e torna la sera tardi. In due anni che abita qui,  non abbiamo mai avuto nulla da dire. Nelle tre settimane in cui non è andato a lavorare mi ha fatto impazzire. Accendeva la radio al mattino presto a tutto volume e fino a mezzanotte non c’era verso di fargliela spegnere. Più volte - aggiunge Pia - gli ho chiesto con gentilezza di smettere,  ma non mi è stato a sentire. Ho dovuto chiamare l’amministratore di condominio che è intervenuto con maniere decise. Il ragazzo l’ha ascoltato,  ma me l’ha fatta pagare con piccoli dispetti quotidiani, come quello di fare abbaiare il cane sul balcone fino a notte tarda».
Paola, invece, che risiede in una strada dietro all’Euro Torri, racconta: «Il giorno di Pasqua i miei dirimpettai hanno organizzato sul terrazzo un vero e proprio festino con nove invitati. Eravamo in piena pandemia,  così ho avvertito le forze dell’ordine che sono intervenute prontamente interrompendo quella festa che non si poteva fare. I vicini hanno sicuramente capito che sono stata io,  perché da quel giorno, ogni volta che espongo la differenziata, mi tagliano i sacchetti, lasciando l’immondizia sul marciapiede. Non siamo mai stati tanto amici, ma adesso è diventato un rapporto insostenibile. Quando ci si incontra per le scale, partono sguardi fulminanti». 
Paolo, invece, aveva uno splendido rapporto con i vicini che si è rovinato durante il lockdown. «Io abito in via Emilia Est, il mio balcone dà proprio sulla strada. Tutte le mattine, a marzo, quando c’era l’obbligo di non uscire se non per spostamenti necessari e brevi, vedevo i miei vicini scendere in strada con il cane alle 9 per tornare a mezzogiorno. Senza mascherina e senza guanti, per giunta. Dopo aver chiesto consiglio a un mio parente che lavora nella polizia municipale,  ho parlato con loro, usando le buone maniere, facendo notare che non avevano un atteggiamento corretto. Non volevo andare allo scontro. Ma loro hanno fatto orecchie da mercante,  e non solo non hanno smesso di prenderci in giro,  ma si sono vendicati annaffiando con l’acido la  pianta fiorita che ho sul pianerottolo. Dopo quell'episodio,  mi sono rivolto alle forze dell’ordine che li hanno colti in fragrante multandoli».
 

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