Da qualche settimana non ci sono più tavolini e sedie attorno al chiosco del Parco Ferrari, da oltre 20 anni punto di aggregazione di un'area verde tra le più frequentate della città. Ma sono stati tolti anche i lampioni che illuminavano l'area attorno al chiosco nelle ore serali d'estate ed erano stati installati dai baristi che da 11 anni hanno in gestione il chiosco.
La «sparizione» dei tavolini e dell'illuminazione (con conseguente rinuncia all'apertura serale nelle calde serate estive che era molto apprezzata dai frequentatori del parco, non è però un mistero e non ha nulla a che vedere con la tragica scomparsa di Lisetta Montanarini, la pensionata 88enne morta a inizio luglio dopo essere stata colpita da un pioppo caduto su uno dei gazebo attorno al chiosco.
COSAP TROPPO CARA
Il motivo, spiegato con pacatezza, ma anche con amarezza dai gestori, è un altro ed è molto più banale: «Il passaggio di proprietà dallo Stato al Comune ha provocato il fatto che, invece che il canone demaniale, dobbiamo pagare la Cosap, l'occupazione di suolo pubblico al Comune. Il problema è che la cifra che ci è stata richiesta dai funzionari in base alle tabelle è dieci volte superiore a quella che pagavamo prima e quindi non siamo più nelle condizioni di mantenere occupato lo stesso spazio di prima».
«SOLO MAIL E INGIUNZIONI»
«Quello che ci dispiace è che dal Comune, a parte l'ispezione per il controllo della metratura, non si è fatto vedere né sentire nessuno. E non abbiamo neppure ricevuto risposta a una mail che avevamo inviato al sindaco per chiedere un incontro subito dopo che avevamo appreso del cambio di proprietà, per valutare la nuova situazione. Ci è stato quindi intimato di togliere subito non solo i tavolini, ma anche i lampioncini per l'illuminazione serale che avevamo messo qualche anno fa e così abbiamo dovuto anche rinunciare all'apertura serale perché purtroppo la cifra che dovremmo pagare non ce la possiamo permettere».
CLIENTI MOBILITATI
E sono proprio i clienti abituali del chiosco, in particolare i tanti anziani che proprio nei tavolini del chiosco del parco Ferrari avevano trovato un luogo di aggregaziuone e di ritrovo, a essersi mobilitati per primi. L'intenzione è quella di lanciare una raccolta firme per una petizione rivolta al Comune in cui viene richiesto un modo per trovare una soluzione a un problema che, paradossalmente, si è creato proprio quando l'area è diventata di propruetà dell'ente pubblico dhe dovrebbe essere più vicino alle esigenze dei cittadini.
LA VISITA DI PIZZAROTTI
I gestori ci tengono a sottolineare che «non chiediamo trattamenti di favore e soprattutto non si deve pensare che i tavolini fossero per noi fonte di grandi incassi. Però costituivano un posto di ritrovo gradito. E fra l'altro ad aprile del 2017, in campagna elettorale, anche il sindaco Pizzarotti era venuto qui elogiando l'aggregazione spontanea che aveva trovato e promesso di migliorare ancora il parco. Invece, adesso le persone non hanno più un posto dove sedersi, anche perché le panchine sono poche e in luoghi scomodi». Intanto, un primo effetto negativo c'è già stato: il ritorno degli spacciatori in bicicletta nelle ore serali a causa della chiusura «obbligata» del chiosco. E anche di giorno la frequentazione si è di molto ridotta. L'auspicio è che si possa trovare una soluzione a un caso in cui le parti, fra lo Stato centrale solitamente burocrate e distante dai cittadini, e il «Comune amico» sembrano essersi invertite.
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