di Gian Luca Zurlini
Continuiamo la carrellata di opere pubbliche "dimenticate" della nostra città con tre strutture per le quali sono state spese, in tempi relativamente recenti, promesse che sono andate completamente disattese. Pensiamo all'Ostello di via San Leonardo, chiuso da quasi 3 anni. Nell'autunno del 2018 era stata data come certa la riapertura a luglio 2019. Siamo a fine estate 2020 e l'ostello è ancora chiusa. C'è poi il Theatro del Vicolo, chiuso ormai 6 anni fa. Nel 2016 il Comune annunciava di voler realizzare uno spazio per attività giovanile. Tutto è ancora fermo a quel punto. Infine, il ponte a Nord: da un anno ha l'autorizzazione per l'utilizzo ma nulla si è mosso rispetto all'annuncio che sarebbe diventato sede di uffici dell'Autorità di Bacino del Po. Sono tre esempi in cui ad annunci di nuove destinazioni o di tempi certi per il ripristino non solo non sono seguiti fatti concreti ma un oblionon giustificato da carenza di fondi quanto piuttosto da assenza di volontà di andare avanti sulla strada annunciata.
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PONTE NORD - C'è la legge per utilizzarlo ma tutto è rimasto immobile
Era il giugno del 2019 quando, grazie a un emendamento presentato dal senatore parmigiano Maurizio Campari e approvato dal Governo all'interno di una "legge quadro", il ponte Nord veniva incluso fra i "ponti abitati" e sembrava aprire la strada a una nuova vita della contestata infrastruttura.
Una deroga rispetto alla legislazione che fino allora ammetteva funzioni stabili soltanto su Ponte Vecchio a Firenze e il ponte degli Alpini a Bassano del Grappa, ma che di fatto interrompeva il lungo "impasse" durato oltre 6 anni, dalla sua apertura al traffico definitiva avvenuta a settembre del 2013. Da allora in poi fra le grandi vetrate che racchiudono gli spazi interni del ponte che collega via Europa a via Reggio erano stati ospitati solo rari eventi momentanei. Una vita difficile, quella del ponte Nord, ufficialmente battezzato ponte Europa, ma che nessuno chiama con questo nome. Fin dalla presentazione del progetto, quando venne ribattezzato "ponte degli scatoloni" per il suo profilo massiccio.
Ma, dopo l'approvazione dell'emendamento, invece di esserci un'accelerazione tutto si è fermato. Da quel giugno del 2019, quando tutte le istituzioni riunite festeggiarono il momento della vera "nascita" del ponte, tutto è calato nel silenzio. L'ipotesi era già pronta: farne un "Ponte delle acque" insediando uffici dell'Autorità di bacino nei piani superiori e uno spazio destinato a eventi al piano terra.
Ma delle idee e dei progetti iniziali non si è più saputo nulla. E il ponte Nord, voluto con forza da Elvio Ubaldi, ancora oggi resta un "monumento" senza identità e, soprattutto, senza una destinazione. Un destino ben diverso da quello pensato per quella che avrebbe dovuto essere una "porta" di accesso alla città dall'autostrada che portava verso la nuova sede dell'Efsa. L'auspicio è che qualcosa finalmente si muova e che non si debbano attendere altri 6 anni prima di vedere il ponte Nord finalmente "vivere" di vita propria e non soltanto rimanere un contenitore vuoto e senz'anima.
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VIA SAN LEONARDO - Struttura chiusa da 3 anni: è silenzio totale sulla riapertura
L'ostello di via San Leonardo avrebbe dovuto essere uno dei punti di accoglienza turistica della nostra città in vista di Parma 2020.
La realtà dice che invece dopo 10 anni di attività, è stato chiuso improvvisamente il 5 ottobre del 2017 e da allora è stato letteralmente abbandonato al proprio destino, con ripetuti annunci di lavori di vario tipo e di imminente riapertura. l'ultimo dei quali ad aprile 2019, cui non è stato dato alcun seguito. Di certo c'è soltanto che dopo la chiusura si era parlato della necessità di lavori di manutenzione ordinaria prima di riaffidare le gestione con un bando. Lavori che sono poi diventati di "manutenzione straordinaria" nel 2018 e che alla fine, 34 mesi dopo la chiusura, non hanno ancora portato a riaprire una struttura che ha soltanto 13 anni di vita e che era costata 2 milioni di euro, di cui un milione 700mila euro donati da Fondazione Cariparma e 300mila provenienti dalle casse comunali. In pratica, dopo gli oltre 50 anni di vita del mai abbastanza rimpianto ostello della Cittadella, dove trovavano posto anche camper, roulotte e tende e chiuso nel 2006, il nuovo ostello è durato soltanto 10 anni.
E oggi la Parma che si fregia del titolo di capitale della Cultura anche per il 2021 non ha una struttura in grado di ospitare turisti a prezzi calmierati come appunto l'ostello. 83 posti che dall'ottobre del 2017 sono spariti, cui va aggiunto il fatto che a Parma è impossibile sostare anche per un campeggiatore con la tenda, come invece si poteva fare fino al 2006.
Ma quello che colpisce è il silenzio calato su una struttura che è in bella vista con la scritta "ostello" su una delle strade di accesso alla città e della cui sorte, di competenza comunale, non si sa più nulla ormai dall'aprile del 2019, quando ne era stata annunciata la riapertura, in seguito a un'interrogazione del Pd, "certa" per il mese di luglio dello stesso anno. Una certezza che è svanita con il trascorrere del tempo. E intanto il "nuovo" ostello rimane chiuso e i lavori di manutenzione ordinaria fatti nel 2017 saranno quasi certamente da rifare nuovamente. E la riapertura, se e quando ci sarà, avverrà con un ritardo inaccettabile.
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EX THEATRO DEL VICOLO - Svuotato nel 2014: da allora in attesa di una destinazione
Sono trascorsi quasi 6 anni da quel 28 settembre del 2014 quando Egidio Tibaldi, con i suoi gruppi "Campagna&Città" e "Theatro del vicolo" ha dovuto abbandonare per sempre quello spazio comunale che si trova proprio di fronte all'ingresso della Corale Verdi.
L'assessorato alla Cultura del Comune, infatti, aveva escluso il Theatro del Vicolo dalle compagnie teatrali aventi diritto a disporre di spazi comunali. Da allora a adesso, però, l'ex Theatro del Vicolo è rimasto desolatamente vuoto e abbandonato a se stesso, senza neppure un'ipotesi di ridestinazione di spazi comunali preziosi, vista la "fame" di luoghi di aggregazione che c'è nella città. L'ultimo annuncio del Comune risale addirittura alla prima amministrazione Pizzarotti: era il gennaio del 2016 quando veniva detto che l'ex Theatro del Vicolo sarebbe stato destinato alla realizzazione di eventi culturali e aggregativi destinati agli Over 35 tramite un apposito bando di aggiudicazione e una risistemazione degli spazi interni, dai quali nel frattempo è stato tolto il sovralzo in cemento che era stato costruito per realizzare il piccolo palco sul quale venivano rappresentati gli spettacoli allestiti dal gruppo guidato da Tibaldi. Lo "sfratto", all'epoca, venne motivato dal fatto che il Theatro del Vicolo si basava solo sul volontariato e dunque non garantiva un'attività stabile in un eventuale spazio assegnato. La promessa, però, era stata quella della rivitalizzazione degli spazi con nuove idee e proposte, collegando alla riutilizzazione dello spazio dell'ex Theatro del vicolo anche quello delle Serre degli aranci. Uno spazio quest'ultimo, ristrutturato all'inizio degli anni Duemila e usato per circa tre anni come caffetteria, poi però chiusa, Da allora, anche per le ex Serre nessun utilizzo e la caduta nell'oblio di una città quantomeno distratta rispetto all'utilizzo di uno spazio prezioso nel cuore più profondo dell'Oltretorrente. Al momento, l'intero edificio è tristemente chiuso e dimenticato: sarebbe il caso di pensare in tempi brevi a un suo possibile riutilizzo.
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