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Scatti dalla storia: che fine hanno fatto i rifugi?

30 Marzo 2019, 12:17

Gli indizi rimasti sono spesso anche ben visibili sui muri della città. Ma diventati paesaggio così quotidiano da non notarli più. O a rischio di equivoci «moderni»: come quella «R» cerchiata sulla Pilotta vista Ghiaia, dove le auto puntano i musi parcheggiati e si può pensare a posti «riservati». Invece settanta e passa anni fa, la storia si è fermata qui. Sotto i nostri piedi, tra le radici di tanti palazzi pubblici e privati, dove tra l'aprile del '44 e la fine della Seconda Guerra Mondiale i parmigiani trovarono riparo - nel caso del Cornocchio anche la morte - dai bombardamenti. Una storia piccola ma ancora «nostra», una storia anche di lettere, che parte da quella «R» di rifugio antiaereo visibile in via Melloni, via Cavour, borgo del Correggio, passa dalla «I» di idrante, dalla «F» di fontana (l'attacco per gli idranti) in via XXII Luglio, continua con il simbolo della presenza medica in via Trento. Racconta l'organizzazione di una città di fronte all'incognita della distruzione in arrivo dal cielo; mappa disegnata ad altezza occhi per provare a incanalare la paura e farla diventare razionalità all'ululato di sirena. Ce n'erano tantissime di scritte, sui muri di Parma: ma in sette decenni di costruzione e ricostruzione molte sono state cancellate o intonacate. Altre si sono salvate: per caso o per scelta di memoria. 

Leggi l'articolo completo, la "mappa", di Chiara Cacciani 

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