Ha fondato Fastweb. Epiche le sue scalate in Borsa
Nel mondo degli affari non ha bisogno di presentazioni, Francesco Micheli, nato a Parma nel 1937 ma trasferitosi da piccolissimo a Milano con la famiglia, è uno dei più importanti finanzieri italiani. Per chi non lo conoscesse: nel 2000 ha creato e.Biscom-Fastweb e poi, nel 2003 ha lanciato Genextra per investire in aziende che ricercano terapie innovative. Ma prima è stato tra i protagonisti di alcune epiche scalate in Borsa: risale al 1985 la scalata alla Bi Invest di Carlo Bonomi, mentre è di pochi mesi dopo quella alla Fondiaria. Un'operazione che portò Gianni Agnelli a rilasciare un commento poi passato alla storia: «Bi-Invest humanum, Fondiaria diabolicum». Tra le mille imprese, Micheli ha dato anche vita a Sviluppo Finanziaria, una delle prime società di asset management.
Milano è stata la sua patria, «ho lasciato Parma che ero piccolissimo, malgrado questo il richiamo della foresta è straordinario. Questa è una città dalla storia magnifica». Venerdì sera, più che una foresta, lo hanno accolto gli ori, gli stucchi e i velluti del Teatro Regio. Per lui Giampaolo Cagnin, imprenditore e collezionista, ha organizzato al Ridotto un concerto della pianista Gile Bae e una chiacchierata con Claudio Rinaldi, direttore della Gazzetta di Parma, il sindaco Michele Guerra e l'avvocato Fulvio Villa, anche lui appassionatissimo di musica e teatro.
Membro del cda della «Scala» e fondatore di MiTo, la manifestazione che offre a Milano e Torino un «palcoscenico» internazionale, per Micheli la vera passione è la musica. Figlio di un pianista (al padre Umberto è dedicato un concorso internazionale di pianoforte promosso insieme a Luciano Berio e Maurizio Pollini), anche lui ama suonare il piano: classica e jazz sono i suoi generi preferiti.
«Nella mia vita, sette volte su dieci ho fatto cose che hanno funzionato. Questo perché ho studiato musica da bambino. Lo studio della musica è una ginnastica straordinaria per il cervello. È un peccato mortale aver tolto l'insegnamento della musica da scuola».
Ma che Parma ricorda questo finanziere adottato da Milano? «Un mio zio abitava in Oltretorrente, in una casa buia, subito dopo il ponte. Me lo ricordo in cucina, in piedi su una sedia, mentre cantava una romanza. Aveva il vanto di avere la collezione di quadri più grande al mondo, in quanto casa sua era tappezzata di foto dei più importanti musei. Foto che lui ritagliava dai giornali. Aveva i quadri di tanti pittori italiani, ma gli piacevano anche i fiamminghi. La moglie, disperata, gli dava del matto».
Micheli, che ha ereditato sempre dal padre l'amore per la pittura, «quando mi teneva sulle ginocchia sfogliava libri d'arte», fonderà Finarte, tra le più importanti case d'aste. Cambiare in continuazione è la costante della sua lunga carriera, costellata di successi e da un innato fiuto per gli affari.
«Dopo i primi dieci anni in Borsa, sono passato dall'altra parte, per lavorare con grandi società (lavorò anche alla Montedison guidata da Eugenio Cefis, ndr), ma a un certo punto non ne potevo più e allora ho cambiato mestiere. Ho fondato Finarte, che aveva il 70% del mercato, prima di Sotheby's e Christie's».
Nonostante Milano, la finanza e l'amicizia di musicisti e intellettuali, Micheli ha nel cuore uno spazio speciale per la sua città natale. Parma, per questo manager con la vocazione da pianista, è anche Teatro Regio. «Il pubblico di questa città ha una competenza micidiale. Quando finiva un'opera la gente stava anche due ore al freddo a discutere». Ora però è diverso. «Tanti teatri sono in difficoltà. Non c'è più un interesse così forte verso la musica classica». E a proposito di teatro, Fulvio Villa, habitué della Scala e del Regio, rivela una notizia sul teatro cittadino: «Stiamo scegliendo il nuovo sovrintendente». L'obiettivo, condiviso anche dal sindaco, è attirare i giovani.
Dalla cultura agli affari: Micheli lancia un avvertimento alle nuove generazioni. «Il dio denaro ha creato danni terribili sui giovani. In persone del tutto normali fa perdere la testa e la misura». E poi un consiglio ai giovani, e non solo. «Quando negli anni '50 iniziai a lavorare per Aldo Ravelli, il tycoon di allora, mi disse che andavano letti tutti i giornali, magari anche qualche giornale straniero, per capire come girava il mondo». Un consiglio valido anche oggi.
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