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Peter Robinson, un libraio apprendista a caccia di poesia

Peter  Robinson, un libraio apprendista a caccia di poesia

21 Settembre 2023, 15:31

«Trovo la poesia dappertutto»: è questo il segreto delle poesie di Peter Robinson, che ha presentato la sua raccolta «L’apprendista libraio e altri versi parmigiani» in una calda domenica di settembre a un folto pubblico nella sala teatro della parrocchia di San Leonardo.
Un pubblico definito dal giornalista Gabriele Balestrazzi «un piccolo miracolo laico», perché in un’epoca non facile per la letteratura, nella quale librai ed editori sono piccoli eroi insieme a scrittori e poeti, quella sala piena dimostra quell’amore per la cultura che da sola può cambiare il volto di un quartiere.
Balestrazzi ha sapientemente lasciato parlare subito la poesia: otto liriche recitate sia in inglese che in italiano, a dimostrare come con la sinergia tra Robinson e Pietro De Marchi non si sia perso nulla nella traduzione, ma siano stati solo creati ritmi diversi, pur nella difficoltà oggettiva di capire cosa intenda il poeta e cosa sia sottinteso, in un continuo gioco di equilibrio.
Un modo di fare poesia, quello di Robinson, veramente ecfrastico, una poesia che nasce spontanea dall’elemento visivo, dal suo atteggiamento curioso di guardarsi attorno e collegare le immagini alle parole, al punto da essere definito «paparazzo dell’anima».

Un pittore mancato, ma forse neppure, perché Robinson usa le parole al posto dei colori ad olio. Poesie che raccontano in particolare il quartiere San Leonardo, a evocare luoghi che non esistono più, forti come l’immagine di copertina di Linda Vukaj delle torri Ex Bormioli, o come la descrizione del «didietro del mondo» descritto nella poesia che dà il titolo all’opera.
Un libro che è un’opera a tre voci, nata dalla collaborazione dei due autori con la mediazione di Ornella Trevisan, alla quale è dedicata la poesia che ha chiuso l’incontro e chiude anche il libro, perché grazie a lei, al suo «viso aperto… è da lì ch’è venuta tutta quest’altra vita» per Robinson.
Nel dialogo tra Balestrazzi e l’autore sono state sì sottolineate le difficoltà oggettive dei lavori di traduzione, ma anche la capacità della poesia di portare la cultura ovunque, fino ad arrivare a condividere, nello spazio dedicato alle domande del pubblico in una sorta di incontro informale, la speranza espressa da Balestrazzi di vedere quelle rime scritte a memoria del passato «nella Parma che vorrei», per una città che valorizzi se stessa grazie al valore aggiunto della poesia.
L’auspicio all’unisono dei relatori è stato di «contagiare» uscendo da questo incontro quante più persone, con il ringraziamento conclusivo di Robinson ai presenti perché «senza pubblico la poesia non è niente».
L’incontro organizzato dall'«apprendista libraio» Carlo Ferrari aveva anche un risvolto solidale, in quanto l’intero incasso della vendita era devoluto all’Ospedale dei Bambini di Parma, così come la stampa gratuita grazie alla generosità dell’editore Pietro Silva.
A.C.

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