Premio Veronelli
Sul palco della sala Pizzetti dell’Auditorium Paganini, a ritirare il premio per il «Miglior rosso» è salita anche una leggenda della viticoltura: Angelo Gaja, artefice del salto di qualità che ha portato i vini della sua cantina, fondata nel 1859, ai massimi livelli mondiali.
«In questo vino è racchiusa la storia del vino italiano negli ultimi 50 anni» ha sottolineato Gigi Brozzoni assegnando il riconoscimento. E se il premio al suo «Barbaresco Sorì Tildin 2020» non è stato certo un colpo di scena, una piacevole sorpresa è stata la «dichiarazione d’amore» fatta al posto dei ringraziamenti di rito.
«Quando mi hanno detto che la presentazione della guida sarebbe stata a Parma ho pensato: ci corro subito - ha detto Angelo Gaja, sciorinando collegamenti tra la sua terra e il parmense -. Cinquant’anni fa andavo spesso da Bruno Fontana, in via Farini, e lui, grande conoscitore di vini, mi diceva: “tu hai il barbaresco, noi il lambrusco ma l’indice di piacevolezza è lo stesso”. E aveva ragione perché se il barbaresco e il barolo vanno bene con il tartufo, il lambrusco è perfetto con i salumi di qui. E poi mi portava a mangiare in un ristorante che si chiamava Dsèvod. Ma ricordo anche quando andavo da Peppino Cantarelli a cercare di vendergli qualche bottiglia: era molto difficile accontentarlo. Camillo Langone mi ha insegnato che il lambrusco si beve nella tazza: mio padre mi faceva bere il barbaresco in bicchieri bassi perché diceva che doveva essere centellinato».
Ma la «promozione turistica» di Parma da parte di Gaja ha toccato anche il Museo Bodoniano e Kyle Krause, il primo nato a Saluzzo, il secondo proprietario di due cantine nelle Langhe. «Da sempre il Barbaresco è considerato il gregario del Barolo, ma a volte si dimentica che anche il gregario è un campione con voglia di competere, nel rispetto reciproco e capacità di farlo».
C.D.C.
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