tribunale
Le loro strade avrebbero dovuto separarsi. Dopo tanti ripensamenti, qualche retromarcia, era decisa ad andare avanti da sola. Undici anni meno di lui, aveva capito che non avrebbe potuto fare nulla per far sì che quel marito si facesse carico delle sue responsabilità. Che anche lui lavorasse per contribuire alle spese della famiglia. Nulla di tutto ciò, tanto che lei, nonostante i timori, aveva dato il via alla procedura di separazione. Eppure, lui insisteva: nessun divorzio, la loro convivenza doveva continuare.
Così ostinato (e violento) che il 3 marzo 2018 aveva arraffato un coltello da un cassetto della cucina puntandolo contro la moglie e piazzandole un cazzotto sul viso. Con uno schiaffo aveva poi colpito anche la suocera che aveva cercato di intervenire. Accusato di minaccia aggravata e lesioni, visto che la donna aveva subito un trauma facciale con sei giorni di prognosi, l'uomo - marocchino, oggi 42enne - è stato condannato a 1 anno dal giudice Giuseppe Monaco. Il pm Rino Massari aveva chiesto tre mesi in meno. La difesa, che aveva chiesto l'assoluzione, aveva puntato sulle testimonianze delle due donne, perché sarebbero state piuttosto lacunose e contraddittorie, ma le ricostruzioni sono state ritenute credibili, oltre che fondate, dal giudice. Che ha condannato l'uomo a una pena superiore a quella richiesta dal pubblico ministero.
Coltello in mano, sventolato sotto il viso della moglie, era stato «chiarissimo»: «O fai come dico io, oppure ti taglio la gola». E poi se l'era presa anche con la suocera che aveva osato mettere bocca in quel confronto. Per farsi strada, le aveva spintonate entrambe facendole cadere a terra.
Madre e figlia avevano insistito affinché se ne andasse subito. Erano volate le minacce, finché lui aveva deciso di girare i tacchi
e andarsene verso la porta. Ma aveva avuto ancora qualche istante per tornare alla carica. E, faccia a faccia con la moglie, le aveva urlato: «P... a, ti ammazzo, tanto ritorno sempre qua».
G.Az.
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