Tutta Parma
Francobolli merce rara, pochissime sono le tabaccherie che ne tengono ancora. Buche per imbucare le lettere? Sono divenute un oggetto misterioso essendo quasi del tutto sparite salvo alcuni esemplari che sbucano su qualche muro della città vestite con quel rosso oramai sbiadito che stride molto con il giallo - canarino delle attuali Poste che, ovviamente, guardano al futuro con nuovi servizi, per lo più informatizzati, che hanno tolto di mezzo lettere, cartoline, biglietti sui quali bisognava appiccicare il francobollo.
Già il caro vecchio e ormai superato francobollo che, fino agli anni Ottanta, doveva essere incollato sulla busta con la saliva oppure bisognava passarlo su una spugnetta bagnata, in seguito sostituito dai moderni francobolli adesivi alcuni dei quali, specie quelli celebrativi, più grossi del biglietto che si voleva inviare. Il colpo di grazia inferto dal progresso alle buche delle lettere, alle cartoline e, di conseguenza ai francobolli, non è stato sicuramente gradito dai collezionisti.
A proposito di collezionisti di francobolli, la nostra città, può vantare un singolare primato. Infatti, i non più giovani ricorderanno bene la merendina anni Cinquanta- Sessanta dell'«Althea»: il «Cremifrutto», rettangolino di marmellata solida creato appositamente per le merende. Ebbene, questa leggendaria merendina, presentava una peculiarità oltre il suo magico gusto di frutta. Infatti, sotto la sua etichetta, si potevano trovare francobolli di tutto il mondo che stregarono tantissimi ragazzi i quali, da quel momento, iniziarono a farne collezione. Dal 1953 al 1965, a Parma, nacque e prosperò un' innovativa organizzazione filatelica, il «Club Franco Bollino», voluto dall' «Althea», con la fattiva collaborazione di Gastone Rizzo, storico ed amatissimo maestro delle elementari Renzo Pezzani scomparso nel maggio 2019. Tra i vari riconoscimenti ottenuti dal club parmigiano (che al suo apice raggiunse le quota di ben 175mila iscritti) vanno pure ricordate le diverse partecipazioni a mostre filateliche di altissimo livello.
Ma, ritornando all’epoca delle cartoline, non si può dimenticare «cuand la sjòra Maria, d’istè, l’andäva a Marsolära, Tisàn o a Palanzän e la mandäva 'na cartolén’na ai zvinant äd ca' par fär savér ch'l’éra in vacansa in….montagna». Oppure le cartoline che si inviavano per le feste comandate: Pasqua, compleanni, onomastici, capo d’anno ed, ovviamente, Natale. Queste ultime in vendita in tutte le cartolerie (come non ricordare quella delle sorelle Bocchialini in borgo Nazario Sauro!) ma anche sui banchi davanti al Regio e «insìmma al Stradón» a ridosso del muro dell’Orto Botanico dall’ambulante che, oltre le cartoline natalizie, vendeva anche il vischio verde e dorato e gli alberi di Natale, quelli veri, e non quelli di plastica.
Le cartoline natalizie e pasquali d’un tempo, dove i vari disegnatori si sbizzarrivano creando immagini di rara bellezza, ora hanno trovato posto negli album dei collezionisti come, ad esempio, il parmigiano Paolo Tagliavini che possiede veri e propri pezzi rari tanto da ritenere, anche da parte di esperti, la raccolta parmigiana fra le più importanti e preziose d’Italia.
Per non parlare delle cartoline che le anziane, in gita parrocchiale, meta qualche santuario, inviavano a parenti e conoscenti con l’immagine della Madonna o di qualche santo con la rituale frase: «ho pregato per te».
Oramai, le cartoline, nelle cartolerie e nelle tabaccherie, sono relegate in un angolo. Nelle località turistiche vengono esposte all’esterno del negozio in appositi contenitori girevoli. Ma il loro utilizzo è solo quello di farsi ammirare da qualche curioso passante. Le care vecchie cartoline sono divenute, per lo più, merce di scambio per qualche incallito collezionista che le espone orgogliosamente sui banchi dei vari mercatini dell’antiquariato. Sì, proprio le cartoline, che una volta rappresentavano un pensiero lontano, un abbraccio, un palpito di cuore. Ormai anche l’uso della cartolina, come quello della lettera, è passato di moda in quanto computer e cellulari hanno sostituito quei rettangolini di cartone che recavano la foto di paesaggi montani, marini, stazioni termali, oppure immagini di città avvolte da fiori e la tradizionale scritta «saluti da...».
Tempi passati quando i morosi scrivevano alle morose, quando i figli mandavano lettere ai genitori, quando i militari di leva inviavano a casa la cartolina con le effigi del loro battaglione o, quando, in vacanza, si ricordavano l’amico o il conoscente con la cartolina-ricordo.
Nella nostra città tutte le cartolerie e le tabaccherie avevano un grosso smercio di caroline. Addirittura il cartolaio Bocchialini ne editava alcune serie con eleganti vedute di una Parma che, a quei tempi, sia per l’arredo urbano che per il rispetto che la gente serbava per la propria città, si poteva definire davvero ducale. Cartoline parmigiane, dalle più classiche a quelle più stravaganti come, ad esempio, quelle che immaginavano Parma come Venezia sull’acqua con tanto di ponti e gondole che transitavano in via Repubblica, via Cavour o, addirittura, in piazza Garibaldi. Ma anche cartoline di rilassanti colline o di copiose nevicate che imbiancavano i paesi del nostro appennino. Infine, le cartoline, sempre con sfondo Parma, ma a tema umoristico, altre con sottofondi romantici che il moroso inviava alla morosa, magari con una veduta di Parma avvolta da rose o violette. A proposito della famosa violetta di Parma, agli inizi del secolo scorso, uscì una serie di raffinatissime cartoline che riproducevano disegni dei principali monumenti cittadini impreziositi da un leggiadro mazzetto di violette.
Sono cambiati i modi di comunicare da vicino e da lontano, ma, poi, si è proprio sicuri di essere ancora in grado di comunicare? Le cartoline ora sono state sostituite da un anonimo « bip bip» il cui scarno testo, premendo un tasto, viene immediatamente eliminato oppure si omologa a mille altri che albergano nella pancia del cellulare. E’ un po' triste ma è così.
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