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TELESCOPIO EINSTEIN IN SARDEGNA

Lunardi: una nuova sfida per la storia dell’umanità

Italia in gara per la realizzazion: con l'«ascolto» delle onde gravitazionali si studia la storia dell’universo. La Rocksoil fondata dall’ex ministro al lavoro per lo studio di fattibilità

Lunardi: una nuova sfida per la storia dell’umanità

di Claudio Rinaldi

21 Settembre 2024, 12:28

«Possiamo scrivere una pagina importante nella storia della scienza e dell’umanità. È una sfida straordinaria che mi dà una grande carica e una grande responsabilità». È emozionato, Pietro Lunardi. Nella lunga carriera di ingegnere ha realizzato innumerevoli progetti avveniristici (perfino fantascientifici, per i comuni mortali) con la Rocksoil, la sua creatura, fondata nel 1979 e divenuta in fretta tra le principali aziende nel mondo per la progettazione e l’esecuzione di opere ingegneristiche complesse, soprattutto nel campo delle opere in sotterraneo, inventando di volta in volta tecniche innovative. Ma questa nuova sfida ha un sapore e un valore diversi, perché riguarda un progetto straordinario come il Telescopio Einstein, una grande infrastruttura di ricerca di livello internazionale: un interferometro che permette di osservare le onde gravitazionali e di studiarne i segnali con grandissima precisione. L’obiettivo è riuscire a osservare un volume di universo almeno mille volte maggiore di quanto consentano le infrastrutture di ricerca utilizzate attualmente e di studiare la storia dell’universo andando indietro nel tempo, avvicinandosi quasi al Big Bang. L’Italia si è candidata a realizzare il Telescopio Einstein in Sardegna, nell’area dell’ex miniera di Sos Enattos, a Lula, in provincia di Nuoro, “sfidando” l’Olanda, che ha proposto la realizzazione a Limburg, al confine con Belgio e Germania.

Lo studio di fattibilità

Per riuscire a convincere l’Europa ad assegnare all’Italia la realizzazione del Telescopio Einstein, è stata bandita una gara internazionale per lo studio di fattibilità tecnica ed economica. Ad aggiudicarsi l’incarico è stato un raggruppamento di imprese ideato dall’Ingegnere Giuseppe Lunardi che vede come capofila la Rocksoil affiancata da Leonardo consorzio europeo per l’ingegneria e l’architettura di Cagliari, Ferro ingegneria di Torino, Criteria di Cagliari, Inar di Milano, Gdp Geomin di Torino e Geotec di Campobasso.

«Una soddisfazione straordinaria, avere vinto la gara – spiega Pietro Lunardi – battendo la concorrenza dei più qualificati studi di ingegneria di tutta Europa. Un grande onore. (Mostra un whatsapp molto affettuoso di complimenti che gli ha mandato Giorgia Meloni il giorno della “vittoria”, ndr). Ricordo l’emozione alla cerimonia ufficiale per l’assegnazione dell’incarico, nella sede dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, a Roma, e per i complimenti del presidente nazionale, il Professor Zoccoli».

«Cento ingegneri e geologi sono al lavoro giorno e notte – spiega l’ex ministro – abbiamo diciotto mesi di tempo per dimostrare che il sito nel Nuorese è il più indicato in assoluto per l’installazione dell’interferometro».

I numeri

Qualche cifra. Questo studio di fattibilità “pesa” 12 milioni di euro, finanziati con i fondi del Pnrr. Il governo italiano si è impegnato a investire 950 milioni per i nove anni previsti per la costruzione (dal 2026 al 2035). Si stima che verranno impiegate 4.000 persone ogni anno. Uno studio dell’Università di Sassari prevede che ogni euro speso ne genererà 3,2 e favorirà un incremento del Pil di 1,6 euro.

La previsione è che il volume d’affari riconducibile all’infrastruttura arrivi a sfiorare i 6 miliardi.

Il telescopio è costituito da un triangolo equilatero con lati di 10 chilometri, da realizzarsi tra i 200 e i 300 metri sotto terra, costruendo pozzi di diametro fino a 50 metri, tre grandi caverne (20 metri di base e 40 di altezza) per ospitare i vertici del triangolo e 30 chilometri di gallerie. «Quasi un ritorno “a casa” – sorride Lunardi – nel 1982 ho progettato il laboratorio di fisica subnucleare sotto il Gran Sasso, 1.400 metri sotto terra, dove tutt’ora si studia il decadimento del protone, la parte più piccola dell’atomo».

Come si «ascolta» l'universo

Il Telescopio Einstein sarà un osservatorio internazionale di terza generazione all'avanguardia assoluta nella ricerca fisica e astronomica.

Osserverà un volume di universo almeno mille volte maggiore rispetto agli strumenti di seconda generazione esistenti, gli interferometri Ligo negli Stati Uniti e Virgo in Italia, a Pisa.

Grazie a quelli, nel 2015, sono state osservate per la prima volta le onde gravitazionali, delle quali cento anni prima Albert Einstein aveva ipotizzato l’esistenza, come conseguenza della teoria della relatività generale.

La scoperta è stata premiata con il Nobel per la fisica nel 2017 e ha rivoluzionato il modo di studiare l’universo, aprendo l’era dell’astronomia gravitazionale.

L’interferometro è in grado di “ascoltare” l’universo, perché – spiega il sito einstein-telescope.it – «le onde gravitazionali è come se fossero la voce, l’eco dei più estremi eventi astrofisici che accadono nel cosmo, come la coalescenza di buchi neri o di stelle di neutroni, o le esplosioni di supernovae».

L’obiettivo scientifico

La missione del Telescopio Einstein è studiare l’universo, attraverso l’“ascolto” delle onde gravitazionali, attraverso la sua storia, ripercorrendola indietro nel tempo fino all’epoca in cui è comparsa la luce, per capirne l’origine, come si è formato ed evoluto e quale sarà il suo futuro.

«Il motivo per cui si realizza sotto terra è che è necessario che ci sia il silenzio assoluto – spiega Lunardi –. Deve essere isolato dalle vibrazioni prodotte sia dalle onde sismiche, sia dalle attività umane, che costituiscono quello che viene chiamato “rumore”, in quanto fonte di disturbo per le misure che il Telescopio Einstein dovrà realizzare».

Un investimento strategico

Il Telescopio Einstein rappresenta «un’opportunità unica non solo per la scienza e per la conoscenza, ma anche per il nostro Paese – ha dichiarato il presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, Prof. Antonio Zoccoli –. Se riusciremo a vincere la dura competizione internazionale, e oggi la candidatura italiana è davvero la più solida, per realizzare questa grande infrastruttura scientifica in Italia, la Sardegna sarà al centro della ricerca mondiale sulle onde gravitazionali, e potrà attrarre sul proprio territorio risorse e ricercatori e ricercatrici da tutta Europa, con esiti positivi in termini di innovazione e crescita industriale, economica, sociale e culturale che interesseranno il territorio e l'intero Sistema Paese». «Per disegnare il futuro – ha proseguito – ci vogliono visione e determinazione. Il Telescopio Einstein è un investimento strategico per il futuro della Sardegna, dell'Italia, di tutti noi e, è bello dirlo, soprattutto delle nostre giovani e dei nostri giovani».

«La parte più entusiasmante è già cominciata – commenta Pietro Lunardi –. Il team di ingegneri e geologi è al lavoro: siamo convinti che l’area in Sardegna sia la scelta migliore e riusciremo a dimostrarlo. Siamo tutti emozionati, perché questo è davvero un appuntamento importante con la Storia».

Ingegnere visionario e ex ministro

Pietro Lunardi, come ingegnere, ha maturato una vastissima esperienza tecnica-professionale come progettista ed esecutore di numerose opere civili di grande impegno e di rilevantissima importanza innovativa nelle applicazioni geotecniche in Italia e all’estero. La Rocksoil è leader nel settore della progettazione di opere in sotterraneo ad alto contenuto tecnologico, di fondazioni speciali e opere di stabilizzazione e di servizi monitoraggio geotecnico e strutturale: vanta numerosi “record” per progettazioni e realizzazioni in tutto il mondo.

Lunardi è stato ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti nei governi Berlusconi II e III, dal 2001 al 2006. In quegli anni, quando ha presieduto il Consiglio dei ministri dei trasporti dei Paesi dell’Ue, ha gettato le basi per i corridoi “paneuropei” Nord-Sud e Est-Ovest per far fare un salto di qualità alle vie di comunicazione europee, favorendo il trasporto di persone e merci. Tra i provvedimenti adottati, la patente a punti (che ha abbattuto la mortalità di circa 5.000 vite umane all’anno sulle nostre strade) e la “Legge obiettivo” per le opere strategiche (grazie a quella furono sbloccati cantieri per molte decine di miliardi di euro).

A Parma ha finanziato opere strategiche (per un totale di 560 milioni), a partire dall’agognato (e atteso per anni)  completamento dell’anello della tangenziale e dal Festival Verdi.

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