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Molestie e violenza nello sport, è ora di rompere il silenzio

Siglata una collaborazione tra carabinieri e «Breaking the Silence»

Molestie e violenza nello sport, è ora di rompere il silenzio

Palazzo Ducale La presentazione della collaborazione tra Breaking the Silence e l’Arma dei Carabinieri. Un percorso promosso da Rugby Parma.

di Pietro Ferrari

22 Settembre 2024, 08:39

Nel mondo sportivo possono esserci tantissime tipologie di casi violenti. Dalla violenza psicologica, come le continue umiliazioni, fino al cosiddetto nonnismo. Comportamenti che hanno ripercussioni sia fisiche che psicologiche sulle persone. Ma non solo, anche molestie, catcalling, violenza di genere, cyberbullismo, allenatori che chiedono foto inappropriate ai loro atleti o alle loro atlete.
Un tema serio e urgente, su cui ancora deve essere fatta luce. Al Palazzo Ducale si è tenuto un evento cruciale, che ha segnato l’inizio di una collaborazione senza precedenti tra Breaking the Silence e l’Arma dei Carabinieri: un passo storico nella lotta contro la violenza nello sport.
Il percorso, promosso da Rugby Parma, è un’iniziativa che si occupa di prevenzione della violenza interpersonale nello sport, rivolta a minori e adulti. L’obiettivo è fare ricerca, divulgazione, formazione e dare supporto psicologico, per un ambiente più etico e sicuro.
«Il nostro progetto nasce a maggio, con una ricerca sulla percezione e conoscenza della violenza nel mondo sportivo. Vorremmo parlare in un modo diverso ai nostri ragazzi e cercare di fare qualcosa di concreto - ha spiegato Samantha Bernardi, psicologa dello sport, psicoterapeuta e responsabile di Breaking the Silence - Quello che faremo concretamente con l’arma dei carabinieri sarà stilare dei contenuti, dei corsi di formazione riguardanti tutto quello che è la consulenza, per tutelare e garantire il safeguarding. Ci muoveremo attraverso segnalazioni concrete, intervenendo se necessario con dei protocolli di codice bianco, verde o rosso, utilizzabili dai safeguarding officer».
«Vogliamo rendere la vita degli atleti e quella delle loro famiglie più sicura, anche per fare uscire dal guscio situazioni gravi, normalmente nascoste e non denunciate - ha commentato Lia Russo, maresciallo e comandante dei Carabinieri della stazione di Monticelli Term. - Come arma abbracciamo a pieno questa iniziativa, saremo a disposizione per segnalazioni e collaborazioni».
«Sono temi complessi e fondamentali, idee e convegni come questo fanno bene a tutta la comunità, non solo a quella sportiva - ha sottolineato la campionessa parmigiana di lancio del martello, Sara Fantini, presente in rappresentanza dell’Arma dei Carabinieri - Sono qui, come tutti, per imparare. È sempre troppo facile, quando si trattano questi argomenti, cadere nella trappola dei cliché. Serve concretezza, attenzione, ma soprattutto fare luce, sdoganando l’argomento».
Un seguitissimo convegno, a cui hanno partecipato rappresentanti del mondo istituzionale e sportivo, per iniziare a costruire strategie a salvaguardia degli atleti di ogni livello. «Si tratta di affrontare temi ampi e complessi quando si parla di abusi nello sport, dove serve una visione globale, tra passato, presente, futuro e innovazioni concrete, come quella a cui stiamo assistendo qui oggi - ha evidenziato Giovanni Di Cola, Ceo di BsaS 22 e professionista che ha lavorato con Unesco, Unfpa, Unicef e Ilo - Bisogna muoversi con attenzione, conoscere le convenzioni internazionali o i regolamenti sportivi meno conosciuti per muoversi adeguatamente. Parma, con questo progetto, è la dimostrazione che per tutelarsi da gravi problematiche come la violenza, il mondo dello sport non può farcela da solo, ha bisogno istituzioni con cui dialogare seriamente e regolarmente».
Seduti ad ascoltare le parole degli esperti tanti dirigenti, con atlete e atleti, di importanti realtà sportive parmigiane.

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