×
×
☰ MENU

Musica da incubatrice

Nella terapia intensiva neonatale del Maggiore le mamme cantano. Con molti benefici

Nella terapia intensiva neonatale  dell'ospedale   Maggiore le mamme cantano per i loro piccoli. Con molti benefici

di Monica Tiezzi

29 Settembre 2024, 09:18

Aiutare con la musica i bambini nati prematuri, e i loro genitori, a vivere meglio il periodo del ricovero ospedaliero.
Ascoltare musica, si sa, fa bene ad ogni età: rasserena, rilassa, spesso è una carica di buonumore. Ma per i bimbi prematuri - e in generale per i piccoli nati con problemi di salute - fa molto di più e la musicoterapia è ormai una disciplina di provata efficacia.
Nella Terapia intensiva neonatale dell'ospedale Maggiore viene praticata dal dicembre 2022, grazie al sostegno di Giocamico. Ne parliamo con la musicoterapeuta Roberta Avanzini, che lavora in èquipe con le due psicologhe del reparto, anche questo un servizio offerto da Giocamico.


Anzitutto, cos'è la musicaterapia e come si diventa musicoterapeuti?
La musicoterapia in ambito neonatale è un sostegno emotivo al nucleo famigliare. Offre uno spazio dove sperimentare i primi scambi comunicativi con il bambino, conoscendolo attraverso interazioni vocali e musicali e promuovendo così lo sviluppo neurocomportamentale del piccolo. Il mio percorso formativo, dopo il diploma al Conservatorio di Parma, ha previsto una specializzazione in musicoterapia pre e post natale con corsi a Milano, Genova e Buenos Aire, dove ho anche insegnato. In Italia i musicoterapeuti sono iscritti all'Associazione italiana musicoterapia (Aim).

Che benefici hanno i neonati dalla musicoterapia?
Studi hanno dimostrato che l'esposizione alla voce della madre, e i suoni che la accompagnano, agisce sui parametri vitali del neonato, sul sonno, sui movimenti corporei, sulla suzione nutritiva e non, sull’apporto calorico. Ha inoltre un effetto positivo sui livelli di saturazione dell'ossigeno, sulla diminuzione degli episodi di apnea e bradicardia ed è in grado di influenzare l'aumento dipeso e la tolleranza alimentare.


A che punto della gestazione il piccolo comincia a sentire la voce materna?
Il feto è in grado di udire le prime vibrazioni tattili dalla 16esima settimana e sentire dalla 24esima settimana, producendo risposte fisiologiche. La voce della mamma rappresenta quindi un un elemento rassicurante, di continuità tra la vita intrauterina e post-natale, da valorizzare per instaurare una relazione con il bambino che ha subito un distacco così precoce e traumatico dalla madre. L’intervento vocale precoce della mamma su bambini prematuri, anche durante prelievi di sangue o altre manovre dolorose, ha evidenziato la stabilizzazione o la variazione dei parametri vitali come la frequenza cardiaca e respiratoria, la regolarizzazione dei ritmi sonno-veglia e l’aumento dei livelli di ossitocina.

La musicoterapia ha un effetto positivo anche sulla mamma?
Certamente. La musicoterapia è un momento di profonda intimità con il bambino, in un contesto in cui il contatto - con il piccolo nell'incubatrice - è difficoltoso, che allevia lo stress di entrambi i genitori, poiché a volte anche il padre desidera essere coinvolto.

Come funziona concretamente la musicoterapia? Che strumenti musicali vengono usati?
Pochi strumenti, che non devono interferire con i monitor e altre apparecchiature mediche e non devono superare i 55 decibel, perché il sistema uditivo dei neonati è ancora in formazione: chitarra classica, ukulele, ocean drum (che riproduce il suono del liquido amniotico del grembo materno). Ma soprattutto la voce. Di solito chiedo alla mamma un'«anamnesi sonora», cioè se durante la gravidanza cantava, e cosa le piaceva cantare, perché il feto ha memoria uditiva e riconosce la melodia. In alcuni casi, se la mamma è in difficoltà, propongo l'«humming», ossia una melodia a bocca chiusa, questo specie nel momento della marsupioterapia, quando il bimbo è a stretto contatto con la mamma.

Che tipo di canzoni vengono privilegiate? Ci sono melodie che si sono dimostrate più efficaci di altre?
Alle mamme dico sempre che non è importante la performance e l'intonazione, ma il primo contatto con il bambino. Spesso lavoro con ninna nanne, ma a volte anche con altri tipi di canzoni, ad esempio di musica leggera, se sono quelle che la mamma cantava quando era incinta. A volte propongo di inventare melodia e testo e lavoro con i genitori su questo: abbiamo una stanza dedicata ed è un momento importante. Il testo che i genitori compongono in qualche caso rassicura il bimbo (che a volte deve restare per mesi in ospedale) che tutto andrà bene, e prefigura il suo felice arrivo a casa. In caso di genitori di origine straniere, lavoro su ninna nanne del paese d'origine: ad esempio per le ninna nanne africane accompagno il canto con kalimba e blocco bitonale.

Ha mai constatato gli effetti positivi della musicoterapia durante le sessioni?
Io tengo d'occhio continuamente i monitor dei bimbi mentre suono. Mi è capitato che i parametri vitali di bambini che mostravano segni di stress si siano stabilizzati durante il canto della mamma. Sicuramente il contatto e il dialogo sostenuto dalla voce genitoriale, con una tonalità affettiva («motherese») e diverse prosodie, hanno effetti rilevanti per il lo sviluppo neuro-comportamentale del prematuro e sono fondamentali per vivere esperienze di attaccamento tra il genitore e il bambino.



Roberta Avanzini
Musicoterapeuta, dal 2022 lavora nella terapia intensiva neonatale dell'ospedale Maggiore grazie al sostegno di Giocamico.

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI