Convegno
L’inquinamento luminoso, un problema crescente e ancora sottovalutato. Mercoledì scorso, nel Plesso d’Azeglio, l’Università di Parma ha ospitato un convegno sui rischi e le criticità di questo fenomeno, provocato dalla luce artificiale utilizzata dall’essere umano nella sua quotidianità .
L’incontro «Equilibri di luce e buio», durato quattro ore, aveva come obiettivo principale quello di ampliare le conoscenze su questo tema, con la partecipazione degli studenti e dei relatori, introdotti dalle parole del Direttore del Dipartimento DUSIC Massimo Magnani: «Questo argomento non era stato ancora trattato, e mi fa piacere che intervengano persone su vari ambiti e da vari atenei, per portare una visione complessiva».
L’evento, nei suoi seminari, si è soffermato in particolare sul concetto di «ALAN», acronimo inglese che indica l’illuminazione notturna all’interno delle città.
Tra le conseguenze del crescente utilizzo della luce artificiale nelle ore più buie, ci sono i disordini del sonno e lo stravolgimento dei cicli circadiani delle persone.
«C’è una percezione di sicurezza proveniente dalla luce, ma su questo pensiero gli studi sono un po’ discordanti. Un’altra motivazione, per cui non si interviene sull’inquinamento luminoso, è quella relativa all’idea che la luce debba contrastare la notte e l’oscurità, allungando il numero di ore in cui è possibile fare cose. Speriamo che questo convegno possa essere replicato anche in altri contesti territoriali», ha spiegato Osman Arrobbio, sociologo dell’ambiente e organizzatore dell’evento, insieme a Niccolò Bertuzzi, sociologo della politica.
Tra i sette relatori invitati a parlare dell’argomento, c’era anche Liborio Parrino, direttore della Struttura complessa Neurologia dell’AOU di Parma. Il professore ha approfondito i temi legati ai cicli circadiani, che separano il giorno e la notte, e agli effetti della luce sul sonno: «Cosa sta succedendo negli ultimi centocinquanta anni, con l’arrivo dell’illuminazione artificiale e della vita moderna? La distinzione naturale tra giorno e notte ormai non c’è più. In questo momento storico, con le nostre caratteristiche biologiche, stiamo pagando un altissimo prezzo in termini di salute, di deprivazione di sonno, e quindi di giorno siamo più nervosi, più fragili, sopportiamo meno le avversità della vita».
La correlazione tra insonnia e inquinamento luminoso è stata confermata recentemente anche dallo studio dell’istituto cinese «Southern University of Science and Technology».
Le ricerche, insieme al convegno di mercoledì scorso, cercano di mantenere alta l’allerta su queste criticità, per arrivare a soluzioni efficaci per la pianificazione urbana delle città.
P.A.
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