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Matteo Valesi, scomparso l'11 dicembre 2023

«Ciao Matt, genio sensibile: nessuno ti può dimenticare»

«Ciao Matt, genio sensibile: nessuno ti può dimenticare»

di Anna Pinazzi

11 Dicembre 2024, 10:43

Centinaia di libri, in cui perdersi e ritrovarsi, sono ancora a casa sua. Come sempre. Gli amici continuano a salutarlo, ricordando questa o quella avventura, magari a bordo di una Vespa. Suo figlio Olmo, da Granada, non smette di sognare quel gol al Tardini, da dedicare al suo papà proprio sotto alla curva dei tifosi. È un anno che Matteo Valesi, scomparso improvvisamente l’11 dicembre 2023 all’età di 53 anni, non c’è più.


La sua genialità sensibile, però, è impressa nella memoria di molti: in questi mesi e in questi ultimi giorni si moltiplica l’affetto di chi non l’ha mai dimenticato. A partire dalla sua mamma, che si sente «abbracciata» dagli amici di Matteo. In ultimo, in luglio, durante una delle tradizionali vacanze estive ad Ameglia, uno dei gesti d’affetto più grandi: gli amici di sempre sono arrivati da tutta Italia (e da tutta Europa) per organizzare una messa in ricordo di «Matt», «amico geniale», «anima unica».
La chiesa di un paesino gremita di ricordi ed emozioni. Così come accadrà oggi, nella chiesa di Santa Cristina in via della Repubblica. «Ti ricordo come l'amico del cuore, l'amico geniale che sapeva tutto di musica, l'amico che mi leggeva Bukowski e che mi regalava i libri di Jim Morrison, l'amico che all'Università mi aiutava a preparare gli esami di storia e filosofia - lo ricorda Eugenia Capone, amica di una vita –. Il fratello che non ho mai avuto ma che è sempre stato accanto a me in ogni momento della vita, nella gioia e nel dolore. E come mi hai insegnato tu, non mi manchi perché sempre e per sempre sarai nel mio cuore e nei miei ricordi». Impossibile dimenticare «Matt». Perché, come aveva scritto un anno fa il giornalista Luca Sommi, omaggiando l’amico scomparso, riportando le parole con cui Max Jacob definì Erik Satie, «lui è un mammifero la cui specie annovera un solo esemplare: lui».

Tutti parlano della sua intelligenza, del suo essere geniale e sensibile da sempre, dai banchi del liceo Romagnosi, fino all’Università con il 110 e lode in Sociologia e nel suo lavoro, prima in Spagna, poi a Lucca, quando ha deciso di salvare l’Antica tipografia Biagini, covo di cultura e infiniti scambi (tra i suoi clienti Robert De Niro, Sharon Stone, Jodie Foster). Il «Gutenberg parmigiano», lo aveva definito così anche la «Gazzetta», quando qualche anno fa aveva raccontato quel progetto capace di mettere insieme antico e nuovo, tra macchinari dell’Ottocento e pagine bianche tutte da scrivere. Quegli stessi strumenti che Matteo Valesi decise di donare ai ragazzi di Scampia, come promessa di obiettivi diversi, di una vita nuova, di una ripartenza.
«Una partita, un bicchiere di vino, per tanti una banale giornata ma per noi era fregare il mondo - racconta Massimiliano Ravanetti -. Matte, non lo so se sia giusto o sbagliato ma a me spesso manchi tanto e faccio un pochino più fatica senza di te ad ascoltare il ritmo strano della vita. Mi resta la voglia di inventarmi il mondo, me lo hai donato tu. Grazie fratello». Poi c’è il calcio, il Parma. Filo indissolubile tra Matteo e la città. In curva a urlare anche con Max Ilari: «Ci conoscevamo da giovani, per la politica - spiega -: è sempre stato avanti e una persona molto aperta: uno spirito libero».
Il «suo» Parma, che lo lega ancora a suo figlio Olmo, che abita a Granada con la madre e a cui Matteo ha sempre trasmesso la passione per il calcio. Quando pensa a suo papà, Olmo pensa a un sogno: «Vorrei giocare al Tardini e dedicargli un gol - confida - proprio sotto alla curva dei tifosi». Quasi lo possiamo vedere il «Meo», in piedi con la sua sciarpa crociata. L'amore incondizionato per suo figlio negli occhi. Una ola arriva da lassù.
 

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